Cronaca / Valchiavenna
Lunedì 20 Gennaio 2025
Incendio di Civo: spunta un possibile movente
Si segue la pista dei soldi. Ai carabinieri l’immigrato di origine indiana ha raccontato delle minacce subite da un suo connazionale: «Non voleva restituire i soldi prestati per acquistare un’auto: ecco perché sospetto che possa essere stato lui»
Spunta un possibile movente nell’incendio di accertata matrice dolosa della casa in affitto, a Civo, di Balbir Singh, 41 anni, l’immigrato di nazionalità indiana che con la sua famiglia (moglie e due figli minori, oltre al cugino della donna) fu costretto, la mattina presto dello scorso 2 dicembre - come anticipato nell’edizione di ieri de “La Provincia” - ad abbandonare in tutta fretta i locali invasi dal fumo, prima che le fiamme sprigionatesi dal magazzino al piano terra arrivassero rapidamente a colpire il nucleo familiare.
«Ci volevano uccidere - ci aveva raccontato l’uomo che lavora come operaio in un’importante impresa di Andalo Valtellino -. Siamo scampati a un tentato omicidio: salvi, da quell’inferno di fuoco, per un vero miracolo. Mio figlio di otto anni, infatti, si è reso conto che stava succedendo qualcosa mentre si stava preparando per andare a scuola: si trovava in bagno e dalla finestra, che aveva socchiuso, sentiva un forte odore di bruciato e degli scoppiettii che poi si è accertato provenivano dal piano sotto. E’ qui che fu appiccato il rogo, come hanno del resto stabilito i pompieri del Nucleo Investigativo giunti da Milano per indagare».
Lo straniero, nelle ultime ore convocato nella caserma dei carabinieri di Traona, competente per territorio, dipendente dalla Compagnia di Chiavenna guidata dal comandante interinale Gim Toni De Masi, nel ribadire la convinzione che non si sia trattato di un gesto a sfondo razzista, ha invece avanzato un’ipotesi investigativa.
«Ho detto ai militari - spiega lo straniero - che in precedenza ho subito ripetute e del tutto ingiustificate minacce da un connazionale che risiede in una frazione di Cosio Valtellino. Perchè ingiustificate ? Perchè l’ho pure aiutato. Aveva perso la sua auto in un incidente e mi chiese aiuto per poterne acquistare un’altra di seconda mano. Io ho promosso una colletta fra conoscenti originari dell’India: chi ha dato 300 euro, chi 500, altri mille, secondo le possibilità. E’ stata raccolta una buona cifra, mi pare di ricordare circa 4mila euro». E poi cosa è successo ? Lei ha consegnato la somma a quell’individuo in difficoltà ? «Esatto - la risposta -. Prima che acquistasse la vettura usata, per alcune volte gli ho pure prestato la mia, per consentirgli, ad esempio, di andare al supermercato a fare la spesa per la sua famiglia. A un certo punto, passato del tempo, chi ha contributo alla colletta voleva la restituzione dei soldi prestati e io gli ho fatto presente le richieste che mi giungevano. E lui, anzichè garantirmi che a rate avrebbe provveduto, mi ha detto che non intendeva assolutamente ridarmi i soldi e che io non potevo chiederglieli perchè non c’era alcuna prova che glieli avessi dati: avendoli consegnati in contanti e non con un bonifico bancario. Credevo, inizialmente, scherzasse. E, invece, a ogni mia periodica sollecitazione di restituzione, sono iniziate le minacce sempre più esplicite, sempre più pesanti nei miei confronti. Ecco perchè sospetto che possa essere stato lui l’incendiario e l’ho riferito ai carabinieri che indagano».
Sono circostanze sulle quali dovrà cercare di fare piena luce l’attività investigativa coordinata dalla Procura di Sondrio, diretta da Piero Basilone, che non ha ancora fatto rimuovere i sigilli del sequestro posti all’edificio seriamente danneggiato in località Serone, una delle tante frazioni di Civo
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