
Cronaca / Valchiavenna
Venerdì 05 Agosto 2016
Il punto nascite di Chiavenna, raccolte 5.200 firme a sostegno
Sono state spedite insieme alla petizione e a una lettera in Regione, all’Asst e all’Ats. Nella missiva è stato richiesto anche un incontro con le direzioni per discutere di persona di quanto scritto.
Sono 5.200 le firme raccolte in Valchiavenna, Alto Lario e Bassa Valtellina dal gruppo nato per sostenere il reparto di maternità dell’ospedale di Chiavenna.
Sono state spedite insieme alla petizione e a una lettera in Regione, all’Asst e all’Ats. Nella missiva è stato richiesto anche un incontro con le direzioni per discutere di persona di quanto scritto. La speranza è chiara: si auspica che la richiesta venga accettata e che soprattutto si risolva la situazione creatasi. Le promotrici dell’iniziativa sono in attesa del responso riguardante la deroga ministeriale che concederà o meno la possibilità di mantenere in attività̀ il punto nascita. «Purtroppo, proprio in concomitanza di questo momento critico si stanno effettuando dei tagli ai servizi primari all’interno del reparto. Questi tagli vengono giustificati con la necessità di garanzie di maggior sicurezza e il conseguente trasferimento delle pazienti nel nosocomio di Sondrio. Da qui, sono partite le nostre perplessità̀ sul futuro del punto nascita e dell’intero nosocomio, condiviso da tantissimi altri cittadini; basti pensare che sui social abbiamo conteggiato più di 2.000 adesioni in appena due giorni e sono state raccolte 5.202 firme. Grandi numeri per la nostra piccola realtà̀».
Nella lettera vengono illustrati diversi punti. «Da giugno è entrato in vigore un protocollo che ha sospeso i tagli cesarei programmati e le induzioni dirottandoli a Sondrio: ̀ il primo passo che porterebbe alla chiusura, in primis del reparto e successivamente dell’intero ospedale, nonostante le rassicurazioni. Pochi anni fa si era tentata la stessa “manovra” ma fino a dicembre 2014, il reparto, era ben tutelato, grazie all’eccellente gestione di una figura che faceva gli interessi deĺla comunità̀, si assumeva pienamente le responsabilità̀ degli eventi e garantiva continuità̀ ai servizi offerti. I numeri erano molto elevati e, confrontandoli con quelli del capoluogo potevano entrare in concorrenza: molte donne valtellinesi comprese quelle dell’Alta Valle sceglievano di partorire in Valchiavenna, oltre a donne provenienti dall’alto lago e addirittura dal milanese».
Le promotrici ricordano che in concomitanza con la perdita del responsabile del reparto è stato redatto un nuovo protocollo che stabiliva che i parti gemellari e quelli precedenti alla trentaseiesima settimana, venissero dirottati su altri ospedali. «Questi due eventi ravvicinati hanno fatto crollare il numero delle partorienti a Chiavenna. L’accordo Stato-Regione del 2010 ha previsto per i punti nascita la guardia attiva h24 obbligatoria, come mai in Valchiavenna questo non avviene?».
Nella missiva ci sono alcune altre considerazioni e domande precise. «L’Asst dovrebbe mirare a potenziare il reparto di Chiavenna essendo il più̀ avvantaggiato geograficamente ad attirare pazienti da fuori provincia , anziché́ trasferire le donne del posto, anche perché la maggior parte di esse, trovandosi costrette a spostarsi, a parità̀ di chilometri e con una viabilità stradale migliore, si appoggerebbe all’ospedale Manzoni di Lecco, che ha una terapia intensiva neonatale tra le più̀ attrezzate, mentre a Sondrio troviamo “solo” una patologia neonatale che offre un servizio base. Al momento l’organico di Chiavenna conta 2 medici operativi anziché́ i 5 necessari. Non si poteva intervenire prima anziché́ lasciare il punto nascita in “balia degli eventi”? Oppure non c’è la volontà̀ di sistemare le cose?».
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