Gallivaggio e il santuario salvo star in Tv
Il servizio Usa sulla frana fa discutere

San Giacomo Filippo Una produzione californiana racconta il “miracolo” su Focus Mediaset

Molto “yankee” e di indiscutibile impatto mediatico, il servizio andato in onda domenica scorsa, 6 febbraio, poco dopo la mezzanotte, sul canale 35 di Focus Mediaset Infinity, sulla frana di Gallivaggio e, da lì, rilanciato via social dai residenti in Valchiavenna e in Vallespluga.

Che, in parte, hanno apprezzato, e in parte non hanno apprezzato una modalità di lettura e di ricostruzione degli accadimenti, molto lontana, certamente, dallo standard cui siamo abituati. Si tratta, infatti, di un lungo servizio, di 7 minuti e più, realizzato da media californiani e, poi, rilanciato in Italia, da Mediaset Focus, dal ritmo molto incalzante.

Un prodotto studiato

Fatto apposta, ovvio, per polarizzare l’attenzione dello spettatore su quella che, gli autori, hanno presentato come un’autentica stranezza, ovvero il fatto che il Santuario della Madonna di Gallivaggio, apparsa nel 1492, sia sopravvissuto a una frana simile, ripresa, in un video amatoriale attorno al quale, ruota l’intera narrazione. Un video talmente forte, in sé, da poter reggere benissimo un servizio di 7 minuti, cui poter far fare il giro del mondo.

Ovvio, ne va, un poco, della scientificità del prodotto, che, infatti, non approfondisce aspetti tecnici, ma affronta il tema in modo complessivo e leggero, avvalendosi di sette figure molto diverse fra loro, a partire da Rex Bear e Linda Rodriguez McRobbie, scrittori, Simon Clark, fisico, Sarah Jones, geomicrobiologa, Jennnifer Rukavina, meteorologa, Yvette d’Entremont, chimica, e, su tutti, un Daniel Schreiber, meteorologo, con copricapo a larga falda d’ordinanza.

Molte inesattezze

«Capisco che il prodotto sia stato confezionato oltreoceano e, quindi, molto lontano da noi - dice Severino De Stefani, sindaco di San Giacomo Filippo -, per cui alcuni aspetti possono sfuggire, però, non è aderente alla realtà dei fatti. Perché sono solo due i motivi per i quali il santuario non è stato travolto, anche se, problemi ne ha riportati, comunque. In primo luogo, il fatto che, all’inizio degli anni 2000, l’allora direttore dell’ex Genio Civile di Sondrio, ha voluto la realizzazione, provvidenziale, di un vallo paramassi poco sopra il Santuario, che ha contenuto, enormemente, i danni, in secondo luogo, e lo posso dire perché ero lì di fronte, quando è scesa la frana, c’è da mettere in conto il fatto che i massi non sono precipitati a valle in linea retta, ma, attorno a metà versante, hanno “sterzato” verso sud, verso Chiavenna, tant’è che i detriti sono arrivati a metà piazzale, non oltre. Non ultimo, il fatto che era già in corso un monitoraggio attento di tutta l’area».

Sull’altro grande tema, pure, al centro del servizio, ovvero l’apparizione della sagoma della Madonna di Gallivaggio, affiorata dalla grande nube di polvere prodotta dal distacco, De Stefani, evidenzia che «i fotogrammi rinviano proprio alla sagoma della statua della Vergine di Gallivaggio - dice -, per questo, per noi, questa lettura è la più credibile».

Forte, del resto, la devozione alla Madonna di Gallivaggio in Vallespluga, dove, chiunque transiti nei pressi del Santuario, ancora oggi, nonostante la Vergine sia, temporaneamente, in San Lorenzo, a Chiavenna, non manca di fare il segno della Santa Croce.

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