Cronaca / Valchiavenna
Sabato 24 Ottobre 2015
Furti al cimitero, arrivano le telecamere
Nelle notti scorse i ladri si sono introdotti nell’area cimiteriale di Prata Camportaccio, Portati via statue, vasi di bronzo e lumini - Ora il Comune vuole dotarsi di impianto di videosorveglianza
Ancora un furto in un cimitero della Valchiavenna. Dopo San Giacomo, colpito nelle scorse settimane, questa volta è il cimitero di Prata Camportaccio a pagare dazio a quella che, evidentemente, è una banda che ha deciso di mettere nel mirino la valle. La caccia ancora una volta ha portato frutti per i malviventi.
A dare notizia del furto nel cimitero municipale della frazione di Prata Centro è lo stesso sindaco, Davide Tarabini, che ha anche provveduto a far affiggere un avviso sul cancello del cimitero: «Nei giorni scorsi sono state trafugate statue, porta-lumini e vasi in bronzo e altri materiali dal cimitero di Prata. Le lapidi interessate dai furti sono circa una decina e di questi fatti sono già stati informati i Carabinieri di Chiavenna. Purtroppo non è la prima volta che accadono simili episodi nei cimiteri della Valchiavenna, con il medesimo modus operandi. Poche settimane fa si era verificato qualcosa di analogo nel cimitero di San Giacomo Filippo».
Il legame con il furto nel comune della bassa Valle Spluga, sia per modalità sia per la vicinanza temporale, appare abbastanza evidente. E anche in questo caso è palese che non si tratti di un vandalismo fine a se stesso. Troppo “chirurgico” l’operato dei malviventi per poter pensare a una mano meno che esperta.
Del furto ci si è accorti in questi giorni e l’amministrazione ha apposto sull’ingresso del cimitero un cartello per illustrare la situazione. Non solo: «Abbiamo dato incarico - prosegue Tarabini - a un professionista per la progettazione di un sistema di videosorveglianza comunale e inoltreremo richiesta all’amministrazione provinciale di Sondrio per cofinanziamento nella realizzazione di un sistema di videosorveglianza coordinato con quello degli altri Comuni confinanti». Si tenta la strada dell’occhio elettronico, insomma, anche perché la cosa potrebbe ripetersi.
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