
Cronaca / Valchiavenna
Giovedì 17 Dicembre 2015
Ex Falck, la Provincia dice sì all’industria
Palazzo Muzio ha votato a favore del cambio di destinazione d’uso dell’area, attualmente “verde”. Della Bitta promette: «Daremo grande attenzione alla salute pubblica» - Il comitato manifesta le sue perplessità.
E parco minerario sia. Torna alla sua destinazione originaria l’area ex Falck di Novate Mezzola. Ieri il consiglio provinciale a maggioranza - astenuto il rappresentante di minoranza Franco Spada - ha approvato la delibera di variante al Piano territoriale di coordinamento provinciale per trasformare l’area, attualmente destinata a verde, ad industriale così da consentire al progetto frutto di un accordo di programma territoriale di andare avanti. Un’approvazione che ha lasciate intatte le perplessità già espresse dai rappresentanti del comitato salute valli e lago presente con una folta delegazione a palazzo Muzio.
È stato il presidente Luca Della Bitta ad illustrare il punto, l’unico in discussione, e cioè la richiesta di variante al Ptcp. «La proposta - ha ricordato - è il frutto di un accordo di programma arrivato al termine di un percorso e di un lavoro fatti dagli enti locali che avevano sottoscritto il protocollo d’intesa». E cioè la Provincia, il Comune di Novate, la Comunità montana della Valchiavenna, la Riserva naturale Pian di Spagna e, successivamente, la Regione.
«L’intervento - ha proseguito Della Bitta - interessa l’area ex Falck che negli anni ha avuto una storia complessa, sia durante gli anni di attività, sia dopo per gli aspetti di carattere ambientale e di salute pubblica che tutti conosciamo. Per questo l’area, nella quale è stata riscontrata la presenza di cromo esavalente, è stata oggetto di particolare attenzione. Ed è stato avviato un percorso di messa in sicurezza con certificazione finale da parte degli uffici di questa amministrazione». Messa in sicurezza che però non significa bonifica completa come chiedono i residenti e gli esponenti del comitato.
A questo proposito la giunta regionale ha già deliberato la costituzione di un tavolo tecnico per la valutazione degli interventi di bonifica da realizzare, ma senza indicare alcuna tempistica. Dettaglio non secondario secondo il comitato ora che prende l’avvio questo nuovo percorso insediativo
«I privati legherebbero l’attività in quest’area al granito di San Fedelino -ancora il presidente - offrendo dunque la possibilità di valorizzare questo materiale all’interno del piano cave provinciale e anche lo scalo ferroviario che verrebbe utilizzato per le spedizioni».
Ma il punto resta quello legato all’inquinamento ambientale e alle preoccupazioni per la salute pubblica. «Ci sarà particolare attenzione sulle ricadute all’esterno dell’ambito di lavorazione - ha assicurato Della Bitta -. Le strutture nell’area ex Falck saranno chiuse per evitare rumori e altre ricadute e in cava le estrazioni avverranno al chiuso». Non abbastanza da convincere Spada ad esprimersi a favore.
«Si tratta di un tema annoso e rilevante che richiedeva un approfondimento che non sono riuscito a fare del tutto - ha detto -. Il dato positivo è sicuramente l’ampia condivisione territoriale sul progetto, quello che però emerge è la preoccupazione sull’aspetto ambientale. È necessario avere ampie garanzie sul fatto che su quest’area si faccia un monitoraggio costante o, meglio ancora, una bonifica completa». Valutazioni condivise anche dal consigliere di maggioranza Marco Negrini: «C’è un progetto di bonifica un po’ datato - ha ricordato -, ma non è detto che magari un nuovo incarico non possa valutare un intervento anche con costi minori. Porre attenzione a questo aspetto deve essere il nostro impegno».
Rassicurazioni che non hanno convinto gli esponenti del comitato che hanno lasciato la balconata di palazzo Muzio con le stesse domande e perplessità con le quali erano arrivati. «Il consiglio ha deliberato il via libera all’insediamento industriale, ma senza dare alcuna garanzia sulla bonifica, se verrà fatta prima, dopo o durante - le parole di Alessia Triulzi -. Ma prima di concedere la variante alla destinazione d’uso sarebbe stato opportuno risolvere la questione dell’inquinamento: ne va della salute pubblica».
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