
Cronaca / Valchiavenna
Sabato 22 Marzo 2025
Ex Falck di Novate Mezzola, «Falle sui rilievi del cromo»
Ieri il Comune ha depositato le proprie memorie e conclusioni in base ai documenti ora disponibili. Il processo entra nel vivo: nel mirino il certificato di avvenuta bonifica: «Monitoraggi non conformi e incompleti»

Novate Mezzola
Il processo a Sondrio sulla presunta mancata bonifica dell’area ex Falck e della discarica di scorie del Giumello, a Samolaco, sta entrando nel vivo e il Comune di Novate Mezzola ha depositato le proprie memorie e conclusioni sulla base dei numerosi documenti a oggi disponibili.
Le barriere
Il pubblico ministero ha comunicato di ritenere indispensabile modificare i capi di imputazione. In particolare, si contesta che si dichiarasse che «gli interventi erano stati realizzati secondo il progetto approvato nel 2001 ed erano stati ultimati», mentre le barriere idrauliche non erano state realizzate come da progetto. Nel mirino il certificato di avvenuta bonifica. Viene inoltre osservato che «i risultati dei campionamenti si basavano su monitoraggi non conformi» e che «le relazioni delle campagne di monitoraggio venivano sottoscritte esponendo risultati dei campionamenti nonostante ci si basasse su monitoraggi incompleti».
Ora viene indicato come «inquinamento tuttora permanente», segnalando che la situazione non è stata risolta. Il Comune rileva, inoltre, che la certificazione di avvenuta bonifica sia pervenuta solo nel 2015 a fronte dei lavori “ultimati” nel 2004, a distanza di oltre 11 anni e il motivo - secondo le accuse - è chiaro: «Gli obiettivi di bonifica prevedevano il non superamento di una concentrazione di cromo esavalente pari a 30 microgrammi/litro per un periodo di almeno un anno consecutivo, su questo tema va chiarito che il limite massimo previsto dalla legge per la concentrazione di cromo esavalente nelle acque è di 5 microgrammi/litro, quindi anche la definizione del limite 6 volte superiore a quanto previsto dalla normativa è oggettivamente in contrasto con essa».
Non è stato possibile certificare alcunché, i limiti di cromo esavalente seppur aumentati arbitrariamente di oltre 6 volte rispetto ai valori di legge non rientravano comunque nei parametri, solamente nel 2015 per motivazioni probabilmente legate a fattori ambientali o di campionamento, i valori riscontrati dalla campagna di monitoraggio Arpa risultavano inferiori ai 30 microgrammi/litro, ma non sicuramente inferiori ai 5 previsti dalla legge. Ed è così che hanno dichiarato bonificate tali aree.
I monitoraggi
Ma c’è di più. Le campagne di monitoraggio condotte in seguito agli interventi di “bonifica” venivano effettuate mediante prelievi di acqua da una rete di piezometri (dei fori eseguiti perpendicolarmente nel terreno per una lunghezza di 15/20 m circa che consentono di acquisire campioni di acqua nei vari livelli della falda, sempre nello stesso punto, in modo da poterli confrontare nel tempo). La rete per essere quanto più comparabile non deve subire variazioni sostanziali nel tempo, ebbene in questo caso si è vista una particolarità: la rete di monitoraggio è cambiata nel tempo e senza alcuna motivazione tecnica, alcuni piezometri infatti sono stati abbandonati, casualmente proprio quelli che restituivano i valori di concentrazione di cromo più elevati, certamente oltre i 5 microgrammi/litro previsti dalla legge e spesso anche superiori ai 30. Insomma, un sistema “tarocco” per fare risultare che fosse tutto ok.
Il Comune
«Le nostre contestazioni proseguono - dichiara il sindaco Fausto Nonini - e il lavoro ha consentito di ricostruire in maniera dettagliata la situazione che ha portato al compimento di questo disastro che segna in maniera indelebile intere famiglie e il territorio. C’è un capolavoro d’irresponsabilità politica: l’accordo di programma stipulato nel 2016 dall’allora amministrazione comunale e la conseguente approvazione della variante al Pgt per il presunto recupero dell’area ex Falck per fini industriali, area Falck con un certificato di bonifica di dubbio valore. Un colpo di genio al contrario, col quale è stata approvata un’industria di proporzioni mai viste, saldamente legata all’espansione delle attività estrattive, dalla località Foppa fino ad oltre l’abitato di Montagnola. Questo accordo ha incatenato l’ente pubblico a un destino segnato, un Comune ostaggio di scelte scellerate».
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