
Cronaca / Valchiavenna
Mercoledì 17 Gennaio 2018
«Ditemi perché mio marito è morto»
L’anniversario: Cinzia Semerano ricorda il drammatico incidente nel cantiere in Ticino che le ha portato via Simone. «Sono passati cinque anni e ancora non so cosa sia successo e se ci sono responsabilità. Non è giustizia questa».
«Sono passati cinque anni dalla morte di mio marito in cantiere e ancora non conosciamo le cause della tragedia». È il 17 gennaio e Cinzia Semerano, moglie di Simone Sigismondi, operaio edile originario di Chiavenna e scomparso a 30 anni proprio in questa data nel 2013 a Bellinzona, torna a chiedere verità.
Proprio in Ticino era iniziata la storia d’amore dei coniugi Sigismondi, nell’azienda dove la donna – segretaria da una decina d’anni - incontrò Simone, geometra chiavennasco trasferitosi dalla frazione di Bette a Biasca.
Da colleghi diventarono compagni di vita e nel 2012 arrivò una bimba, che oggi ha quasi sei anni, a rendere ancora più bella la loro storia. Una bellissima famiglia. Tanti splendidi ricordi che neanche il dolore di questi sessanta mesi infiniti può cancellare. Ma il silenzio delle istituzioni elvetiche chiamate a chiarire le cause dell’incidente rende tutto più complicato.
Poco prima dell’ora di cena di quel 17 gennaio, il titolare dell’azienda di costruzioni bussò alla porta di casa Sigismondi per comunicare la tragica notizia alla donna, che teneva in braccio la piccola. Rispetto alle informazioni ricevute quella sera non ci sono state particolari novità.
«Di nuovo non ce’è nulla, continuiamo ad aspettare il processo – osserva con amarezza Cinzia Semerano, che ora vive a Lipomo in provincia di Como -. C’è stata un’udienza nel corso degli ultimi dodici mesi, si è parlato più che altro di perizie e testimonianze già acquisiti. Insomma, non ci sono stati concreti passi in avanti. È tutto sostanzialmente fermo da 1825 giorni».
Attraverso questa nuova e ancora una volta pubblica presa di posizione, Cinzia Semerano spera di ricevere delle risposte dal Ministero pubblico. Autorità che all’inizio del 2016 aveva precisato alla stampa ticinese che l’inchiesta era ancora aperta e che in casi delicati come questi occorrono accertamenti che richiedono tempo. «La questione è infatti complessa, ma nel fascicolo ci sono già tutti gli elementi per procedere: più passa il tempo più la situazione si complica, anche per la questione di periti e testimoni», osserva da Chiasso l’avvocato Federico Barazzetti, legale della famiglia Sigismondi.
«Non voglio criticare il lavoro della procura di Lugano, – precisa Cinzia Semerano -. Ma vorrei ricordare che si tratta di un incidente sul lavoro, con una localizzazione ben precisa e il coinvolgimento di figure professionali altrettanto definite. Simone si trovava all’interno di uno scavo che è crollato, da cinque anni ci chiediamo cosa sia accaduto e perché c’era un mezzo da lavoro in quel punto. Nostra figlia, quella sera, aveva due mesi. È cresciuta, mi chiede «mamma, cos’è successo al papà?» e ha il diritto di conoscere la verità».
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