Cronaca / Valchiavenna
Lunedì 25 Giugno 2018
«Cruciale il punto nascita di Chiavenna
A rischio il futuro di tutto l’ospedale»
Sit-in di protesta organizzato dal comitato di cittadini valchiavennaschi . «Siamo sull’orlo del precipizio. Ma la sanità, il servizio al pubblico, devono essere garantiti».
«La chiusura del reparto di ostetricia-ginecologia potrebbe portare in breve tempo alla fine dell’attività per l’intero ospedale». È partito con questo presupposto il presidio promosso all’ingresso della struttura di via della Cereria dal comitato “Insieme per l’ospedale di Chiavenna”. Secondo le promotrici del sit-in, l’eventuale stop di questo reparto pubblico - per il quale c’è il ballottaggio con Gravedona, privato accreditato - a cascata vedrebbe sorgere un vero e proprio punto di domanda nella gestione del “flusso migratorio” di utenza. Secondo il comitato è giusto ricordare che il decreto ministeriale n. 70/2015 stabilisce come minimi requisiti riferiti ai presidi ospedalieri di base la presenza di un pronto soccorso in aggiunta altre specialità: medicina interna, chirurgia generale, ortopedia, anestesista e servizi di supporto in rete di guardia attiva e/o in regime di pronta disponibilità H24 di radiologia, laboratorio emoteca, letti di “osservazione breve intensiva”. «Ci troviamo sull’orlo del precipizio - si legge nel documento diffuso ieri -. Negli ultimi anni sono stati parecchi i servizi tolti da Chiavenna e centralizzati altrove nell’ottica dell’ottimizzazione delle risorse. La popolazione ha compreso questa necessità e ha dovuto accettare, seppur con riluttanza, il peggioramento in termini di fruibilità del servizio. Ma la sanità, il servizio al pubblico, non si tocca perché è, e deve essere, garantita per diritto costituzionale».
Le organizzatrici ribadiscono che «in quest’ultimo anno è stato tolto, nell’ottica di riorganizzazione, anche l’ausilio del mezzo di soccorso avanzato che ha rappresentato la rinuncia alla presenza di personale medico in ambulanza: una scelta che ha comportato notevoli svantaggi. La presa di posizione prevede una specifica richiesta. «Chiediamo con forza che a tutti i livelli, i tavoli istituzionali locali, provinciali e regionali si riuniscano a fronte dell’appello proveniente dalla cittadinanza, del personale di struttura e di tutti coloro che chiedono attraverso il comitato di non voler rinunciare a un servizio primario e irrinunciabile per la valle e per la sua popolazione, in virtù delle proprie peculiarità».
Ai sindaci viene chiesto quindi di rendersi ancora una volta parte attiva e di rappresentare l’appello della cittadinanza. «Non vogliamo nemmeno immaginare quali sarebbero le ripercussioni di ordine economico rappresentate da un riflesso negativo nel turismo e sociale, quale difficoltà di fruizione del servizio sanitario pubblico e di perdita d’impiego di risorse umane». Se non ci sarà un adeguato impegno istituzionale, concludono le portavoce, «sarà veramente il caso di chiedersi chi votare alle future elezioni».
Intanto, fino alle soluzioni sperate, il sit-in del comitato andrà avanti.
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