«Coltiviamo i castagni, una produzione

che salva una filiera e i piatti tipici»

Bregaglia terra di castagne, ma negli ultimi anni i problemi sono evidenti. Tanto rilevanti da costringere i produttori di specialità tipiche a rivolgersi anche a fornitori di altre regioni italiane o straniere per avere a disposizione la materia prima, i frutti e la farina.

Villa di chiavenna

La Val Bregaglia è famosa per i grandi e dolci marroni, ma come nel resto della vallata sono da sempre abbondanti anche frutti più piccoli, ma comunque gustosi. In autunno, in cucina questo prodotto resta un assoluto protagonista sia per i pranzi e le cene in famiglia, sia nei locali più prestigiosi. Ma c’è un problema: in una terra di castagneti è diventato difficile trovare frutti e farine di qualità. La conferma arriva da una voce autorevole, quella del titolare della “Lanterna verde” di Villa di Chiavenna, Antonio Tonola.

«Questa è una triste realtà, dovuta sia problemi riscontrati in passato con alcuni insetti a cominciare dal cinipide galligeno, sia al sostanziale abbandono delle selve. Pur essendo circondati da castagneti, c’è stata una quasi totale sparizione della raccolta delle castagne. Si attinge quindi a prodotti che non sono locali, ad esempio quelli provenienti da Piemonte o Campania, oppure dall’Est europeo o ancora da più lontano. Per fortuna ognuno per le proprie piccole esigenze può cercare e spesso trovare delle risposte in loco. Noi vogliamo restare legati al chilometro zero e la fortuna vuole che ci sia un fornitore di fiducia attivo a Bregalone. Poi per la macinazione ci rivolgiamo a un mulino di Promontogno in Svizzera. Ma il problema, in generale, resta».

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