Chiavenna: crolla la popolazione, senza migranti sarebbe sotto quota settemila

Il trend è quello nazionale, ma visto su una piccola realtà come quella di Chiavenna fa una certa impressione. Il saldo naturale, nascite e morti, continua a essere negativo per la popolazione e senza i fenomeni migratori, non solo con l’estero, la città del Mera starebbe vivendo negli ultimi anni un vero e proprio tracollo della popolazione.

I dati parlano chiaro. L’ultimo picco in termini di residenti si è verificato nel 2015 quando Chiavenna ha toccato quota 7.379. Poi è iniziato il trend discendente che ha portato la popolazione chiavennasca a quota 7.241 nel 2022. Con un dato particolarmente negativo nell’anno del Covid, quando la popolazione è scesa di oltre il 2% e un piccolo recupero l’anno successivo. Se si guarda il bilancio demografico si nota come il calo sia completamente da imputare al saldo naturale negativo.

La differenza tra nuovi nati è residenti deceduti è stata di 59 unità nel 2022, 67 l’anno precedente, 92 nell’anno orribile del Covid, quindi ancora 59 e così via. La popolazione invecchia, ci sono meno famiglie, che per molti motivi spesso scelgono di prendere casa fuori città, e si fanno meno bambini. E qui arrivano a bilanciare un po’ la situazione i dati del saldo migratorio. Nel 2022 hanno preso la residenza 69 nuovi chiavennaschi, 44 dei quali provenienti da fuori l’Italia. Sono stati 96, con 55 stranieri nel 2021, 25, con 13 stranieri nel 2020, anno in cui la mobilità è stata a lungo frenata per ovvi motivi, 81 con 33 stranieri nel 2019 e 50 con 23 stranieri nel 2018. Il conto è facile.

Senza movimenti migratori la popolazione di Chiavenna sarebbe, dopo decenni, sotto quota 7.000 abitanti. Invece si mantiene, tutto sommato, stabile. Eppure pur non crescendo ci sono enormi problemi legati alla difficoltà, per non dire impossibilità, di trovare alloggio. Una situazione determinata dall’aumento delle seconde case per villeggiatura e dall’arrivo di moltissimi professionisti, si pensi alle scuole e alle strutture sanitarie, che si limitano a prendere domicilio. Nelle ultime settimane è apparso evidente un fenomeno finora sconosciuto a Chiavenna, se non per gli studenti provenienti da Valtellina o alto Lario. In gran parte quelli frequentanti l’istituto alberghiero. La ricerca, cioè, non di un appartamento, anche piccolo, ma di un semplice posto letto in appartamenti in condivisione. Anche da parte di persone che vengono in valle, o nella vicina Svizzera, per lavorare. Un fenomeno ben conosciuto nelle grandi città, Milano in testa.

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