Chiavenna: la camera mortuaria accoglie i defunti nelle strutture sanitarie

Uno spiraglio, ma la situazione per le famiglie che in Valchiavenna si trovano ad affrontare un lutto rimane ancora parecchio complicata.

Da alcuni giorni, infatti, è stata ripristinata la possibilità di portare alla camera mortuaria di piazza Corbetta non solo le salme di chi è defunto all’interno dell’ospedale di Chiavenna, ma anche tutte quelle provenienti dalle strutture del servizio sanitario. E, ovviamente, non si tratta di pochi casi. Anzi. Per chi muore in casa o comunque al di fuori di queste una soluzione ancora non c’è. Il caso era scoppiato alla fine dell’estate, quando le lamentele per la chiusura della camera mortuaria si erano ormai diffuse.

Alla fine del mese di agosto, infatti, il sindaco di Mese Paolo Cipriani aveva portato il problema all’attenzione di Asst e Comunità montana della Valchiavenna. Asst, basandosi su una legge regionale e in seguito a qualche problema nell’utilizzo della sala, aveva deciso di dare un giro di vite. Camera accessibile solo per chi decede in ospedale. Per gli altri la non sempre gradita veglia in casa, tranne nei casi per i quali l’agenzia funebre abbia a disposizione una propria sala del commiato. Dei tre operatori presenti in valle solamente uno ce l’ha sul territorio di Chiavenna. Gli altri si devono arrangiare. Così come si devono arrangiare le famiglie. Spesso costrette a spostamenti non proprio agevoli per i giorni precedenti il funerale.

Un servizio ritenuto indispensabile per molte comunità del comprensorio, insomma. Quelle, eccetto Gordona e Samolaco che ne hanno realizzata una negli anni scorsi, che non hanno una sala del commiato pubbliche sul proprio territorio e che trovavano nello spazio chiavennasco un punto di riferimento. Ora le maglie sono state, seppur di poco, allargate. Rimane il problema di chi non muore in un ospedale.

«Piuttosto che niente, meglio piuttosto – ironizzano gli operatori delle pompe funebri - . C’è stato un sostanziale cambiamento. La camera mortuaria, ora, ha una apertura parziale ed è tornata ad accogliere le salme provenienti dagli altri presidi ospedalieri, oltre a quelle provenienti dall’ospedale di Chiavenna. Purtroppo per chi muore in casa o per i recuperi sulla pubblica via bisogna andare a Sondrio, nonostante ci siano solo due celle a disposizione. Anche per una semplice prassi come la ricognizione cadaverica. Però si tratta di un passo avanti, visto che ormai a Chiavenna la gran parte delle persone non rimane in ospedale e viene trasferita in altre strutture».

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