Cronaca / Valchiavenna
Giovedì 27 Ottobre 2022
Caso Spellecchia, un altro ribaltone
Si aspetta il dispositivo La Cassazione ha annullato la sentenza di condanna della Corte d’Appello di Milano
Nuovo ribaltone nella vicenda processuale che vede il noto ginecologo Domenico Spellecchia, 62 anni, imputato per violenza sessuale nei confronti di 18 sue pazienti. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna della Corte d’Appello di Milano, rinviando tutto ad altra sezione.
Cosa significa? È ancora presto per dire con certezza quali saranno le conseguenze di questa decisione del tribunale supremo, anche perché le parti in causa non hanno ancora ricevuto il dispositivo della sentenza. Non si sa, quindi, al momento se i giudici abbiano deciso che il processo in appello sia da rifare o se, ad esempio, sia solo da rivedere la sentenza.
Fatto sta, comunque, che la Cassazione ha annullato quanto deciso dieci mesi fa, a dicembre dell’anno scorso, dai giudici milanesi che, a loro volta, avevano letteralmente ribaltato la decisione del Tribunale di Sondrio.
A giugno del 2018 Spellecchia, ex primario di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Chiavenna, era stato assolto con formula piena dall’accusa, pesantissima, di aver abusato di 18 sue pazienti, una sentenza, pronunciata in Tribunale a Sondrio, che era la fine di un incubo per il medico originario di Avellino ma valchiavennasco di adozione. Un incubo che si è ripresentato due anni e mezzo dopo, quando la Corte d’appello di Milano, prima sezione penale, ha riformato la sentenza, condannandolo a sei anni di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali per entrambi i gradi di giudizio.
Una sentenza che ha dato ragione all’accusa, in primo grado rappresentata dal pm Luisa Russo e poi, a Milano, da Daniela Meliota, fortemente convinta delle accuse formulate nei confronti del medico, tanto da presentare un ricorso che appariva quasi un azzardo, ma a cui hanno creduto profondamente anche dalle parti civili, rappresentate, tra gli altri, dagli avvocati Sabina Fagetti e Luca Marchioni.
Sì, perché la tesi accusatoria era stata “smontata” pezzo per pezzo, nel processo di primo grado. Infatti, i giudici nelle motivazioni dell’assoluzione, depositate a fine agosto del 2018, scrissero la loro piena convinzione che Spellecchia non avesse mai abusato delle sue pazienti.
Risultato cambiato
Ma in Corte d’appello tutto è cambiato. Infatti i giudici milanesi, un collegio tutto al femminile (Valeria De Risi in qualità di presidente, a latere Chiara Maria Giuseppina Nobili e Alessandra Simion), hanno deciso di rinnovare parzialmente l’istruttoria, di riascoltare alcuni testimoni e chiedere una nuova consulenza relativa ai famosi filmati. E il risultato è totalmente cambiato, la sentenza stravolta: dall’assoluzione con formula piena si è passati a una condanna a sei anni di reclusione (l’accusa ne aveva chiesti 8), oltre all’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attenente la tutela, la curatela e l’amministrazione di sostegno; l’interdizione perpetua dai pubblici uffici; l’interdizione legale durante l’espiazione della pena; ma, soprattutto, la sospensione dall’esercizio della professione medica.
Spellecchia, assistito dagli avvocati Guglielmo Gulotta e Lino Terranova, ha presentato ricorso in Cassazione e lunedì si è registrato un nuovo colpo di scena, con l’annullamento della sentenza e il rinvio ad altra sezione della Corte d’appello di Milano.
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