Cronaca / Valchiavenna
Martedì 26 Novembre 2024
Caso ex Falck di Novate Mezzola: in Tribunale emergono i nodi della bonifica
Ieri in Tribunale a Sondrio si è svolta un’udienza cruciale sul caso ex Falck. Sono stati ascoltati i consulenti tecnici d’ufficio (Ctu) nominati dal Tribunale (geologo Maurizio Azzola) e dalla Procura (geologo Giovanni Savazzi) che hanno illustrato in dettaglio le risultanze delle analisi documentali, sopralluoghi e accertamenti tecnici condotti tra il 2016 e il 2019.
È stato poi sentito il perito di parte di Novate Mineraria, Paolo Pozzi, che ha motivato le ragioni per cui ritiene la società estranea ai fatti e che ha fornito la propria interpretazione circa quanto letto nelle perizie dei Ctu e sulla base della propria esperienza. L’avvocato del Comune di Novate Mezzola, Claudio Linzola, ha rivolto ai tecnici una serie di domande specifiche atte a chiarire i punti salienti delle questioni emerse.
Diverse le principali criticità emerse. Eccone alcune. Progetto di messa in sicurezza non conforme alle normative: la progettazione iniziale di messa in sicurezza risaliva alla fine degli anni Ottanta, periodo in cui la normativa era diversa da quella in vigore al momento dell’approvazione. Una prescrizione chiave del progetto autorizzato prevedeva la realizzazione di una diaframmatura sul lato est della discarica del Giumello per prevenire il dilavamento delle scorie contenenti cromo esavalente ad opera della falda ed il successivo trasporto nel fosso di Riva. Questa barriera non risulterebbe mai stata realizzata, secondo le indagini.
Le motivazioni fornite all’epoca dalla società esecutrice, furono basate su costi “non sostenibili” e “dubbia efficacia”, non risultano tuttavia supportate da alcuno studio tecnico ed economico. L’assenza di questa struttura rappresenterebbe una grave omissione che avrebbe esposto la falda a una continua interazione sin dal momento del deposito in sito dei materiali inquinanti fino ad oggi.
Sotto la lente, inoltre, la copertura e impermeabilizzazione del piazzale ex Falck (capping). Il capping, concepito come intervento per impedire l’infiltrazione di acque meteoriche dal piazzale ex Falck, prevedeva: la rimozione superficiale di un limitato strato di scorie; la posa di uno strato di argilla impermeabile di almeno 50 cm di spessore ed è esteso in maniera omogenea su tutta la superficie del piazzale; una copertura in asfalto al di sopra di tutto a chiusura dell’area del piazzale.
Tuttavia, i sondaggi effettuati da Savazzi hanno rilevato che non è stata effettuata alcuna rimozione superficiale delle scorie, e che, almeno nei punti indagati non vi è traccia dello strato di argilla che si ricorda essere l’unico elemento impermeabile che avrebbe dovuto rendere efficace tale soluzione di messa in sicurezza. Questa presunta irregolarità suggerisce un’estesa non conformità dell’intervento rispetto al progetto approvato. L’avvocato ha chiesto, inoltre, lumi sulla mancata realizzazione di una barriera idraulica anche nel piazzale industriale ex Falck: nel sito industriale era prevista dal progetto di messa in sicurezza una barriera idraulica composta da 10 pozzi fondamentale per intercettare il flusso d’acqua contaminata proveniente dal piazzale stesso a seguito dell’interazione tra scorie e la falda, che si sarebbe poi riversato nel fosso di Riva.
«In “alternativa” - spiega il sindaco Fausto Nonini - furono riattivati due pozzi e un piezometro preesistenti, tuttavia si tratta di una soluzione non conforme, non approvata, che ha probabilmente contribuito unicamente a introdurre dati fuorvianti nei campionamenti. Infatti, ciò che questa soluzione ha portato, essendo i suddetti pozzi posizionati a meno di 30 m dal fosso di riva è unicamente la captazione e quindi l’introduzione di acque superficiali non contaminate provenienti dalla rete idrica superficiale che hanno inevitabilmente diluito i campioni estratti, portando ad un rapido e significativo calo delle concentrazioni di cromo esavalente rilevate, mascherando la possibile reale entità dell’inquinamento».
Sotto accusa, in aula, la ritenuta inadeguatezza delle analisi di rischio: l’analisi di rischio ambientale, fondamentale per comprendere e monitorare gli effetti dei contaminanti, è stata effettuata solo negli anni 2000 e non ha preso in considerazione i due siti principali area Falck e discarica del Giumello, in territorio di Samolaco.
«Un tentativo di bonifica mediante iniezione di idrosolfito, effettuato in sito, si è dimostrato inefficace - è stato illustrato da un perito - come espressamente dichiarato dalla ditta esecutrice e nonostante questo, fu comunque approvato. E il piano di caratterizzazione dei siti non è stato fatto e il progetto si basa su alcuni studi risalenti agli anni 90. Gli obbiettivi di bonifica che dovrebbero essere fissati tra analisi di rischio e progettazione in questo caso sono stati fissati solo in seguito all’avvio dei lavori». «Le irregolarità emerse - afferma il sindaco Nonini, al termine della lunga udienza - mettono in luce una gestione gravemente carente del progetto di messa in sicurezza che di fatto non può essere considerato un intervento di bonifica. E’ un quadro allarmante che richiede una revisione integrale delle attività svolte, a tutela della salute della popolazione».
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