Cronaca / Valchiavenna
Mercoledì 24 Gennaio 2018
«Basta falsità, mio papà aveva aiutato quella donna»
La morte di De Stefani, figlia e genero contestano alcune notizie diffuse ieri
«Relazione nota, ma mai sposata».
«Il suo comportamento è stato sempre corretto e rispettoso di ogni regola. In Thailandia lui aveva aiutato quella donna». Sono comprensibilmente sconvolti i familiari di Giuseppe De Stefani, ma nel momento del dolore sono decisi a fare chiarezza sui motivi della presenza del proprio caro nel Paese del sud-est asiatico. Si era trasferito in Thailandia per godersi gli anni della pensione. Ma in quel Paese è stato ucciso brutalmente, con ogni probabilità dall’ex compagna thailandese e dall’amante francese della donna. Giuseppe De Stefani, pensionato di sessantadue anni di Chiavenna, ha trovato una fine orribile nella provincia thailandese di Phichit.
Dopo la scomparsa della moglie, avvenuta nel 2011, De Stefani era solito trascorrere molto tempo in Asia, tanto che la Thailandia era diventata, anno dopo anno, la sua località di domicilio. «Siamo sconcertati e dispiaciuti per le notizie false che sono state diffuse nella giornata, ad esempio sul fatto che dovesse passare dal Laos per entrare in Thailandia - premette il genero Aleks Gjata -. Giuseppe non aveva alcun problema con la giustizia e più in generale non si era reso protagonista di comportamenti illeciti. Mai, mai e poi mai. E non era inserito in black list o altri elenchi del genere. Veniva a trovarci due o tre volte all’anno, acquistavamo il biglietto da Malpensa alla Thailandia e viceversa in un’agenzia viaggi di Chiavenna e lo accompagnavamo all’aeroporto, oppure andavamo a prenderlo».
Ogni volta che tornava, a Natale, a Pasqua e d’estate, era una gioia per tutti. «Anche se lui si trovava bene laggiù e al termine del soggiorno in valle tornava sempre in quella località».
Le autorità thailandesi, secondo le notizie che si sono lette e ascoltate ieri, hanno parlato di «ex moglie» a proposito della donna coinvolta nella vicenda, Rujira Eiumlamai. Ma i familiari non avevano avuto alcuna notizia né di matrimonio, né di separazione, sebbene la relazione fosse nota. «Mio padre le era stato vicino in periodi difficili, a livello umano ed economico, lui era fatto così: se c’era da offrire il proprio sostegno, non si tirava indietro», sottolinea la figlia Barbara. Le sue parole sono tanto chiare quanto spontanee. La donna è certa della bontà del padre che, sebbene lontano, era solito confidarle le notizie relative alla propria vita in quel Paese. Ecco che si fa spazio, quindi, l’ipotesi di una tragedia determinata da motivi economici, forse una rapina. Uno scenario, purtroppo, tutt’altro che inedito per contesti di Paesi lontani del Sud del mondo, come insegnano le cronache - anche valchiavennasche - degli ultimi anni.
In Thailandia vive anche Luca, il figlio minore di Giuseppe De Stefani. A lui toccherà il compito di presentarsi dalle autorità locali, con l’assistenza dell’Ambasciata d’Italia a Bangkok, per il test del Dna. Un esame necessario per confermare l’identità della vittima, riconosciuta, finora, sulla base di un tatuaggio, un particolare flebile per poter confermare senza dubbi la sua identità.
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