Bar e ristoranti senza personale
«Colpa della Svizzera
ma anche dei giovani»

Il caso In giro centinaia di richieste di lavoro in esercizi pubblici, stagione turistica a rischio

Baristi, camerieri, cuochi e aiuto cucina, per non menzionare le varie figure ricercate dal settore edilizio. E’ lunga la lista dei “cercasi” sulla nuovissima bacheca virtuale del Polo di formazione professionale di Sondrio (Pfp), ma anche su quella delle diverse pagine facebook di annunci di lavoro in Valtellina, che si aggiungono ai cartelli che fanno capolino dalle vetrine di diversi esercizi pubblici nel capoluogo e in varie località della provincia.

Tante offerte, ma poche, pochissime persone disponibili. E così quei settori come l’accoglienza e la ristorazione, cruciali per un territorio che vuole fare della sua vocazione turistica l’elemento trainante, annaspano.

Un grido d’allarme che si è levato dalle associazioni di categoria dagli artigiani agli industriali passando per albergatori, baristi e ristoratori che alla vigilia della nuova stagione turistica, non trovano nessuno disposto ad accettare un impiego, nemmeno con le formule più “snelle” come accadeva in passato, ovvero solo week end, giovani, studenti universitari. Niente.

Una vera e propria emergenza su cui pesano diversi fattori, non ultimo il confronto con il livello retributivo offerto dalla Svizzera con cui le imprese locali non riescono a competere.

«La situazione nella nostra provincia è a dir poco disastrosa - ammette Loretta Credaro, presidente di Confcommercio Sondrio e della Camera di commercio -, perché oltre ad avere le stesse problematiche che sono state evidenziate un po’ ovunque sul territorio nazionale, da noi pesa l’aggravante della “concorrenza” svizzera, dove ovviamente le retribuzioni, sopratutto nel settore della ricettività e della ristorazione, sono molto più elevate e per nulla sostenibili dalle nostre imprese turistiche siano esse alberghi, ristoranti o bar».

Ma non è soltanto questo. Non secondo Piero Ghisla, presidente della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) di Sondrio. «I giovani non vogliono lavorare di sera e nei festivi - dice - è difficilissimo trovare ragazzi disposti a farlo, ma servire i turisti significa proprio lavorare quando gli altri sono in ferie e sono pochissimi i giovani che si adattano». Secondo Ghisla la responsabilità è in parte del reddito di cittadinanza, che non sprona a cercare un impiego, quanto piuttosto ad accontentarsi - «anche se pochi quei soldi sono garantiti e non c’è tutta questa voglia di uscire da quel circuito» dice -, ma anche delle famiglie «che non abituano i ragazzi ai sacrifici e non spronano all’indipendenza».

E poi certo la vicinanza con la Svizzera non aiuta «perché facendo i frontalieri il guadagno rispetto all’Italia c’è, eccome». Ghisla si dice molto preoccupato per la stagione estiva dopo le difficoltà già incontrate durante quella invernale: «Manca tanto personale e non so come sarà possibile risolvere il problema».

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