Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 19 Dicembre 2020
Ultimo weekend
poi si chiude tutto
«Così è un disastro»
Furioso Roberto Galli, Federalberghi: «Siamo la categoria più martoriata, non lo meritiamo. Dobbiamo dire a clienti e dipendenti di tornare a casa»
Da sempre simbolo di Natale, quest’anno il rosso si tinge dell’accezione più nefasta dell’emergenza che, a sua volta, si traduce in un nuovo lockdown. Una stretta che si tradurrà in zona rossa nei festivi e prefestivi, con nuova chiusura di bar e ristoranti che però potranno continuare con il servizio di asporto e dei negozi ad eccezione di edicole, tabaccherie, farmacie, parrucchieri, barbieri e lavanderie.
Nei giorni feriali il rosso virerà all’arancione: vietati gli spostamenti tra regioni e comuni, con l’eccezione di quelli sotto i 5mila abitanti dai quali si potrà uscire per un raggio di 30 km ma senza dirigersi verso i capoluoghi, sempre chiusi bar e ristoranti, riapriranno i negozi.
Una situazione in cui a pagare le conseguenze maggiori sarà il comparto dell’accoglienza - alberghi, b&b, case vacanze - cui l’impossibilità di spostamenti anche solo all’interno della regione ha tagliato completamente le gambe nel momento clou della stagione. Una stagione che per molti alberghi inizia oggi e finisce lunedì. Non è quindi difficile capire la rabbia e la frustrazione degli operatori che avevano sperato fino all’ultimo in una zona gialla almeno nelle giornate feriali.
«Tra zona rossa e zona arancione per noi non cambia nulla - dice amareggiato Roberto Galli, presidente provinciale di Federalberghi - la differenza l’avrebbe fatta la possibilità degli spostamenti, almeno per qualche giorno. E invece, ancora una volta siamo la categoria più martoriata: stanno distruggendo il nostro lavoro, l’impegno di anni con i dipendenti e i clienti senza nemmeno dirci come ci ristoreranno. Dovremo parlare con il nostro personale che avevamo già assunto perché qualche prenotazione, pur in mancanza del pienone c’era e dirgli di tornare a casa».
Galli parla di miopia da parte del Governo e di promesse mancate. «E’ vero che anche altri Paesi come l’Austria e la Germania stanno chiudendo - dice - ma lo fanno a fronte di una maggiore libertà concessa finora. A noi invece è stato detto di fare sacrifici a novembre perché almeno avremmo potuto avere un Natale più normale, avremmo potuto lavorare almeno per un paio di settimane a dicembre. Discutevamo della cena di Capodanno da servire in camera e ora stiamo chiudendo».
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