Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 16 Febbraio 2018
«Tradito dai miei compagni. E ora il paese è spaccato»
Ad Albosaggia, passata la bufera, dopo la caduta della giunta parla l’ex sindaco: «Vado fiero di molte cose fatte, scorretto abbandonare senza confronto»
Passata la bufera, dopo la caduta della giunta, sceglie di prendere la parola per dire la sua l’ex-sindaco di Albosaggia Fausto Giugni: da una parte ringrazia i cittadini, spiega cosa è stato realizzato, ma dall’altra non risparmia critiche a chi gli ha voltato la faccia. Ossia ai dimissionari Stefano Piasini, Michele Giugni, Gelsi Bagini, Silvia Paruscio, Sergio De Bernardi e Alberto Fortini.
«Credo in cuor mio di avere fatto molte cose di cui vado fiero e che mi tolgono parte dell’amarezza, che provo in questi giorni, progetti realizzati anche grazie alla collaborazione con organi superiori, coi quali mi sono sempre interfacciato e che ringrazio pubblicamente» . Si dice rammaricato Giugni, e si scusa «per come, ma non per mia volontà - sottolinea -, si è conclusa questa legislazione. Come potete immaginare mi sento umanamente tradito da “compagni di avventura” coi quali avevo condiviso le due precedenti amministrazioni col ruolo di vice sindaco». E ancora si scusa, anche «per come sono andati i fatti, inoltre, con una aggressione istituzionale, che Albosaggia decisamente non si meritava».
In cuor suo, ammettendo «forse non sarò un politico», ritiene di aver «risposto con sollecitudine alle richieste dei cittadini e la condizione del Comune sta a dimostrare come le cose fatte e le opere realizzate o ancora in via di definizione, al di la di ogni considerazione, formale e reale, portano la firma del sindaco».
Giugni ammette, che nella realizzazione di progetti, «alcuni collaboratori mi hanno aiutato. Per questo motivo l’aver abbandonato senza confrontarsi con me e con il gruppo di maggioranza nella sua interezza, non ha nulla di politicamente corretto ed istituzionalmente utile».
Non ha alcun significato politico, secondo l’ex-sindaco, «l’aver approvato il bilancio di previsione, per poi dimettersi - il 2 febbraio, il giorno dopo la seduta di consiglio -, è una palese contraddizione». Come un fiume in piena sostiene, che «i problemi non si risolvono al bar, in piazza o in riunioni più o meno segrete, ma nelle sedi istituzionali, sempre non si abbia paura del confronto».
Fare squadra significa, «che ognuno faccia la propria parte nel rispetto dei ruoli, cose che purtroppo sono venute a mancare, forse per la smania di protagonismo di alcune persone con ambizioni esagerate, che ho comunque sempre difeso in qualità di sindaco, anche in situazioni poco edificanti». Resta il fatto che, Albosaggia si ritrova, lo riconosce Giugni «spaccata in più parti: i giornali già parlano di tre liste o magari anche quattro, con il rischio di bassa rappresentanza». Secondo lui «il paese non se lo meritava, quindi il “merito” di questa situazione si deve ascrivere a queste persone, dalle quali non ho ancora avuto spiegazioni» conclude ringraziando «l’assessore Emanuele Muradae il consigliere Dario Rutticoper la fiducia riposta in me».
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