Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 08 Agosto 2018
Tra i monti l’addio a Eulalia
La signora degli alpeggi
Se n’è andata a ottantaquattro anni, in mezzo alle montagne che amava tanto. Il cuore generoso di Eulalia Gianoli ha cominciato a perdere battiti domenica in tarda mattinata, nell’alpeggio Gembrè appartenente da molto tempo alla sua famiglia. Quando si è sentita male era in compagnia di Paola, la più giovane dei nove figli. Le due donne sono riuscite a far intervenire l’elicottero di soccorso, purtroppo Eulalia è spirata nel tardo pomeriggio di lunedì all’ospedale di Lecco.
Una vita dedicata alla montagna e all’alpeggio, quella di Eulalia Gianoli, nata Picceni il 23 novembre 1933 a Lanzada, conosciutissima in tutta la Valmalenco e non solo.
Era rimasta l’unica a preparare ancora il burro a mano nella zangola (penaja in dialetto), secondo una tradizione antica, trasmessa di famiglia in famiglia.
La sua storia ha suscitato l’attenzione di diverse riviste italiane e straniere, che le hanno dedicato in alcuni casi la copertina. Chi l’ha incontrata è rimasto affascinato dalla sua abilità nella lavorazione di burro e formaggio, ma anche dalla sua espansività ed apertura.
Aveva una battuta sempre pronta, accoglieva tutti gentilmente, a dispetto del cliché abusato che vuole i montanari laconici e scontrosi.
«Vado in crociera» diceva spesso, quando saliva in maggio al maggengo “L’Ua”(1500 m) e poi a Gembrè (2213 m) in fondo alla diga di Campo Gera dove stava luglio e agosto e quindi al Dosso di Vetto (1800 m) per fermarsi in settembre e ottobre, là dove c’è il vecchio Rifugio Scerscen di proprietà della famiglia, chiuso anni fa. E del suo Gembré è riuscita a prendersi cura fino all’ultimo, con passione ed impegno come faceva fin da ragazzina, mantenendo una vitalità eccezionale.
Proprio nei giorni scorsi, Giancarlo Corbellini, autore di numerose guide sulla Valmalenco, era salito da lei per farle firmare una liberatoria del tutto speciale. Infatti alcune sue foto compariranno su un libro di di geografia per le scuole medie nella sezione che tratta dei ghiacciai e degli utilizzi dell’acqua. Eulalia era anche profondamente religiosa: al termine della stagione faceva sempre celebrare in alpeggio una messa presso la statua della Madonna di Aparecida portata dal Brasile dal missionario don Lorenzo Longhi.
Scompare con lei una figura mitica, esponente di un’allevamento di montagna eroico, i cui sacrifici rendono possibile la conservazione del territorio e portano sulla tavola prodotti genuini, spesso premiati alla Festa dell’Alpeggio di Chiareggio. Una recente ricerca svizzera ha dimostrato infatti che burro e formaggio lavorati nel modo naturale seguito da Eulalia, che non ha mai nutrito le sue vacche con mangimi, ma solo con erba fresca, contengono Omega 3 e riducono il colesterolo. L’ultimo saluto ad Eulalia verrà dato domani nella Parrocchiale di San Giovanni Battista partendo alle 15,30 dall’ abitazione in via Vetto.
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