Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 11 Agosto 2018
«Tir pericolosi? Basta stupidaggini»
Dibattito sulla sicurezza. Uggè, vicepresidente nazionale di Fai-Conftrasporto, torna sulla tragedia di Bologna: «Per le merci a rischio la fase più critica è il passaggio da treno a camion, cosa succederebbe a Sondrio?»
«La Valtellina può essere considerata una zona ancora “felice”, dove i controlli ai mezzi pesanti vengono effettuati con una certa regolarità, dove non ci sono passaggi troppo intensi di merci pericolose e le aziende investono e sono al passo con i tempi».
È l’analisi di Paolo Uggè, nel doppio ruolo di vicepresidente nazionale di Conftrasporto e di Confcommercio e presidente nazionale della Fai (Federazione autotrasportatori italiani), all’interno del dibattito che si è aperto sulla sicurezza sulle strade legate al passaggio di tir (dalle 30 alle 40 le autocisterne che circolano quotidianamente) in provincia dopo il tragico incidente di Bologna dei giorni scorsi. «Credo che la Valtellina abbia da insegnare a qualcuno come ci si comporta, anche se è evidente che avviare controlli in Valtellina non è come farli nel resto d’Italia. Il paragone non regge - sottolinea Uggè -. Per quanto riguarda il trasporto di merci pericolose, non mi pare che la Valtellina sia oggetto di particolare attenzione, fatto eccetto per il caso di Livigno, dove molti si spostano per il rifornimento».
In tema ambientale gli operatori valtellinesi sono, secondo Uggè, all’avanguardia. «C’è un gruppo significativo per il trasporto locale che ha avviato la sostizione dei mezzi introducendone di nuovi in un’ottica di sostenibilità che è una dimostrazione concreta della sensibilità in ambito ecologico – prosegue -. Il parco macchine della provincia di Sondrio, in generale non è dei più vecchi. Anzi i gruppi Maganetti e Solog operano benissimo nel rispetto delle esigenze di sicurezza e ambientali. Inoltre la Valtellina non risente della grande concorrenza di autotrasportatori esteri come succede nel resto dell’Italia. Per tutto questo, possiamo dire che è una zona relativamente “felice”, al di là dei problemi che le aziende di trasporto hanno e che sono comuni a quelli del settore». Uggè contesta, invece, la spettacolarizzazione con cui si è parlato dell’incidente di Bologna, che ha provocato un morto, 67 feriti e danni alla rete viaria a causa del tamponamento tra un’autocisterna e un camion.
«Non si può limitarsi a dire che le merci pericolose devono andare su rotaia, è una stupidaggine - sostiene -. Il momento più pericoloso è il passaggio da treno a camion per il rischio di fuoriuscita del prodotto. Proviamo a pensare se dovesse succedere un problema del genere con un prodotto altamente tossico alla stazione di Sondrio, che è situata come nelle altre città italiane in centro. Ci sarebbe l’evacuazione quasi di una città intera. L’80 per cento delle merci pericolose in Italia viaggia al di sotto dei 200 chilometri, quindi non ha senso che vadano su treno; sopra i 400 chilometri allora avrebbe una logica».
Cosa pone in evidenza dunque l’incidente di Bologna a livello nazionale? «Quello che va fatto - sempre Uggè - viene ribadito ormai da anni da Conftrasporto, partendo dai controlli, sulle strade e nelle aziende, per arrivare alla formazione di veri professionisti della guida da “imporre” a chi invece è lasciato liberissimo di fare concorrenza sleale mettendo al volante autisti improvvisati, ma disponibili a guidare per 10, 12 o 14 ore di fila magari falsificando, con una semplice calamita, il tachigrafo che racconta i chilometri percorsi. Senza dimenticare il riammodernamento delle flotte mezzi, per mettere in strada tir meno inquinanti e pericolosi; senza scordare le manutenzioni alle infrastrutture capaci di crollare e uccidere, come avvenuto ad Annone Brianza nel lecchese ormai due anni fa». Ci sono poi i costi minimi per l’autotrasporto, ovvero tariffe che consentano, oltre che di avere in cabina un professionista della guida, motori e carrozzeria in ordine, impianti frenanti controllati, pneumatici con battistrada non consumati.
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