Sta meglio la donna ricoverata dopo la puntura di un’ape

Sta meglio ed è stata dimessa dall’ospedale di Sondrio, dove martedì mattina era stata ricoverata, la donna di 46 anni che ha avuto un grave shock anafilattico dopo essere stata punta da una vespa mentre passeggiava in via Centralina a Tirano. In questa stagione episodi spiacevoli di questo tipo sono frequenti, e abbiamo quindi chiesto al dottor Francesco Inzirillo, medico chirurgo dell’ospedale Morelli di Sondalo, in cosa consiste lo shock anafilattico e come comportarsi se una persona ha una grave reazione allergica.

«Lo shock anafilattico è l’esito più grave di una reazione allergica che, se non affrontata tempestivamente, può essere anche letale - spiega il dottor Inzirillo -. Si verifica quando il sistema immunitario riconosce una certa sostanza come estranea e quindi provoca una reazione infiammatoria violenta nel tentativo di difendersi da essa. I sintomi e le manifestazioni posso essere variabili: si può passare da disturbi più o meno lievi quali sensazione di malessere, orticaria, nausea, vomito, diarrea e dolori addominali a quelli più gravi e potenzialmente letali quali edema di numerosi distretti (palpebre, labbra e glottide), costrizione faringea, difficoltà a respirare e svenimento».

Cosa fare nel caso in cui si sospetti una reazione anafilattica? «Dobbiamo partire dal presupposto che l’anafilassi è un “emergenza” medica che necessita dell’intervento del rianimatore quindi la prima cosa da fare è chiamare i soccorsi tramite il 112 - spiega ancora il medico -. I medi ci soccorritori avranno la possibilità di mettere in atto tutte le pratiche farmacologiche e di rianimazione cardiopolmonare. Il farmaco più importante “salvavita” è l’adrenalina. In attesa che arrivino i soccorsi, è necessario innanzitutto posizionare il soggetto con le gambe sollevate almeno di 30 gradi in modo da favorire il ritorno venoso al cuore e al cervello e ridurre le conseguenze della vasodilatazione. Se il soggetto in shock è una donna in gravidanza si dovrebbe evitare la posizione supina. Può essere utile rimuovere l’allergene scatenante (ad esempio il pungiglione dell’insetto) o la sostanza chimica responsabile (ad esempio il lattice). La rimozione del pungiglione deve essere effettuata in modo delicato, se la procedura non è di facile esecuzione o non ci si senta pronti a farlo meglio lasciare il pungiglione in sede e aspettare i soccorsi perché è stato ampiamente dimostrato che l’elemento salvavita più importante è la velocità del soccorso medico. I soggetti che sanno di essere a rischio di anafilassi dovranno utilizzare un autoiniettore di adrenalina di cui generalmente sono (o dovrebbero essere) muniti. Amici e parenti dei soggetti a rischio dovrebbero essere istruiti sull’uso dell’autoiniettore che non è altro che una siringa preriempita da utilizzare per esempio su una coscia».

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