Sparò alla convivente: condannato per tentato omicidio. “Non può più fare l’avvocato. Cancellato dall’Albo”

C’è una “coda” importante nella condanna dell’allora avvocato Riccardo Tarotelli di Berbenno, oggi di 45 anni, finito a processo a Sondrio con le imputazioni di tentato omicidio della convivente Jessica Maurovich, 31 anni, ex giocatrice professionista di pallavolo di Trieste, città in cui risiede, sequestro di persona della figlioletta della coppia e rapina della borsa della vittima del grave fatto di sangue.

L’aggressione avvenne nella casa della coppia, in Valtellina, il 26 giugno 2019, durante un’accesa discussione. La donna dichiarò agli investigatori dei carabinieri del Comando provinciale e ai magistrati l’intenzione di lasciare il compagno e, secondo il suo racconto, lui le sparò, con l’intenzione di ucciderla, tre colpi d’arma da fuoco all’interno della camera da letto, per poi allontanarsi con la borsetta della donna e la bimba di 18 mesi. Il padre, lo stimato professor Valerio in pensione, lo convinse poche ore dopo la fuga ad arrendersi e a consegnarsi ai militari che aveva accompagnato alla baita di famiglia, dove lo sparatore si rifugiò, in località Gaggio: “Era in stato di agitazione, ma in ogni caso non avrebbe mai fatto del male alla piccola a cui è legatissimo. L’ho convinto a uscire e lo ha fatto con lei in braccio”, disse.

Riccardo Tarotelli, il 25 maggio 2022, in rito abbreviato (quindi potendo godere dello sconto di un terzo della pena) venne condannato dal Gup (Giudice delle udienze preliminari) del Tribunale, Fabio Giorgi, a 9 anni e otto mesi di reclusione per il solo tentato omicidio della donna, mentre fu assolto dagli altri due reati contestati dalla Procura (il sequestro di persona e la rapina).

In aula, ad assistere Maurovich, c’era l’avvocato Enza Mainini di Morbegno, mentre la collega Maria Silvia Mori di Milano era presente per la tutela, come parte civile, della piccola. Il pm Stefano Latorre, che coordinò le indagini, aveva chiesto una condanna a 7 anni. Il giudice Giorgi, che nel verdetto fu più pesante, stabilì inoltre una provvisionale risarcitoria di 50mila euro per l’ex atleta e di una somma di denaro analoga per la figlioletta. I magistrati valtellinesi proposero Appello per i due reati per i quali l’imputato venne assolto. Ma ecco il primo colpo di scena, se tale può essere definito: la Procura generale di Milano rinuncia all’Appello e, in parallelo, l’esperto avvocato Marco Lamberti del Foro di Roma, che assiste Tarotelli, rinuncia, a sua volta, a presentare ricorso contro la condanna per il tentato omicidio. Una mossa strategica che risulterà vincente per le sorti del proprio patrocinato.

“Nell’accordo con la procuratrice Laura Gay si fissa la pena di 7 anni per il solo tentato omicidio - spiegò infatti a “La Provincia” il legale Lamberti -. E il residuo di pena da scontare è dunque di 5 anni e nove mesi: essendo l’entità inferiore a 6 anni, il mio assistito non tornerà più in carcere. Ha, infatti, potuto usufruire dei benefici previsti dall’ex articolo 94 dell’ordinamento penitenziario. E in Toscana ha ripreso a lavorare come avvocato: vive fra Carrara e Lucca”.

Il legale di Riccardo Tarotelli affermò, dunque, che il suo assistito esercitava ancora la professione di avvocato. “Le cose non stanno affatto così – replica l’avvocato Paolo Tarabini, presidente dell’Ordine degli avvocati di Sondrio -. Ritengo che l’opinione pubblica debba essere informata del reale stato delle cose. Tarotelli è stato condannato, con sentenza del Tribunale di Sondrio, fra l’altro alla pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Detta sentenza, in ordine alla pena accessoria, è stata confermata sia dalla Corte d’Appello di Milano, con sentenza in data 6 ottobre 2023 n.7078, sia dalla Suprema Corte di Cassazione, con sentenza del 27 marzo 2024 n. 356. La perdita del pieno godimento dei diritti civili, per effetto della citata condanna penale, comporta la cancellazione d’ufficio dall’Albo professionale per la perdita del requisito previsto dall’art. 17, comma 1, lett. d) della Legge nazionale 247/2012”.

E il presidente Tarabini aggiunge: “Il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Sondrio, pertanto, non appena ricevuta copia delle sentenze sopra citate, ha deliberato l’avvio della procedura di cancellazione d’ufficio dall’Albo, a norma dell’art. 17, comma 9°, lett. a) della Legge 247/2012. Cancellazione che, per effetto della mancata impugnazione avanti agli organi competenti, è ora divenuta definitiva”.

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