
Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 06 Novembre 2018
«Sono così fragili. Ai giovani bisogna dare buoni esempi»
Fabio Molinari, dirigente dell’Ufficio scolastico: «Le famiglie devono sentirsi coinvolte, non delegare alla scuola il compito precipuo, che spetta a loro».
Quanto tempo è passato da quando timidi e impacciati bambini col lgrembiulino nero e il fiocco azzurro o rosa varcavano chiassosamente gli augusti portoni di una scuola che sprofondava nel silenzio riverente appena la nostra guida faceva la sua apparizione sulla soglia dell’aula accolto da un concorde “Buongiorno, signor maestro”!. Era ancora il tempo della lavagna di ardesia slavata su cui il gessetto sbocconcellato all’estremo vergava in perfetta grafia le prime lettere dell’alfabeto. Gli stessi affettuosi ricordi di un bambino che alle Elementari di un paesello di 100 anime come Monti in Val Camonica si era ritrovato in una festosa pluriclasse di 7 bambini dai 6 ai 10 anni, che dava il vero senso di una comunità.
E poi c’era lei, la cara maestra unica, insostituibile faro di riferimento per una combriccola gioiosa che ammutoliva di colpo, quando arrivava nientemeno che il Direttore in capo che vegliava sui progressi nella lettura. Poche righe a testa a cui ci si preparava con diligenza e costanza. E un giorno eccola la famigerata lettera “P”, quella della pera o della pagella. E il nostro Fabio Molinari si era messo subito di buzzo buono a stilare in perfetta grafia i primi fogli, fino ad inondare un quaderno intero per meritare quel sospirato 10 che gli avrebbe guadagnato gli elogi dei compagni, l’apprezzamento di mamma e papà e, magari, qualche gratificazione sotto banco dei nonni.
Bastava poco a divertirsi nel cortile, a “guardia e ladri” o “nascondino” sguinzagliato sull’intero paese, con un perfetto servizio di “spionaggio” a walkie-talkie.
Difficile il passaggio alle Medie, lontano dal proprio paesello, da quella casa in cima alla collina dal cui terrazzo si dominava l’Iseo, un’oasi bucolica di pace e serenità. Ora si era alle prese con una classe “vera”, e qualche scherzetto di cattivo gusto non passato certo sotto silenzio.
Il tempo passa rapido fino all’Università che lo porta al suo primo incarico d’insegnamento a contatto con studenti di poco più giovani, creando un’atmosfera di rispetto, ma anche di amicizia che ancora oggi continua tra l’osteopata, il collega, il fisioterapista, il commercialista o il tirocinante di turno.
Poi giunge, inaspettato, il suo incarico come Dirigente scolastico territoriale a Sondrio. «A essere sinceri non avrei mai pensato di venire in Valtellina, anche perché ero convinto che la mia sede sarebbe stata Mantova. Quando mi giunse la mail che mi destinava all’Ufficio scolastico di Sondrio, pensai subito: «Dov’è la Valtellina? Dove andrò a vivere». Poi il 2 gennaio 2017 eccomi sul treno per ritrovarmi in un paesaggio simile a quello delle mie origini, accolto con disponibilità e grande considerazione per il mio ruolo».
Molinari si rimbocca allora le maniche per districare le varie problematiche del nuovo mondo didattico, guardando la scuola da un’altra ottica che non sempre gli consente di concedere un organico a pieno regime o di salvare il salvabile. Quello che lo preoccupa è il mondo giovanile. «La fragilità dei giovani d’oggi è impressionante. Siamo di fronte a ragazzi a volte sbandati e confusi, senza veri fondamenti, succubi di modelli negativi imperanti dettati dalle mode o dalle devianze del cyberspazio informatico, che hanno invece bisogno soltanto di buoni esempi da seguire. Le famiglie devono sentirsi coinvolte nel loro processo di crescita, senza diventare iperprotettive, ma neanche menefreghiste delegando alla scuola il compito precipuo che spetta a loro».
È questo il parere del nuovo “Provveditore Scolastico” che ama stare tra i suoi ragazzi, magari incontrandoli in una lezione estemporanea di Latino o Greco, ma soprattutto gratificando il loro impegno civico manifestato durante il percorso di studi.
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