Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 03 Settembre 2018
Sondrio, Stefanelli: «C’è ancora uno spiraglio per l’ex Provveditorato»
Secondo l’architetto, molto duro sull’intervento in via Sauro, «si può tentare di migliorare il progetto».
Con l’ex Provveditorato «viene strappata un’ulteriore importante pagina di storia della città, altrove le opere pubbliche crollano per incuria, da noi vengono abbattute per insensibilità collettiva». Non nasconde l’amarezza, l’architetto Pietro Stefanelli, di fronte alla demolizione di un edificio che «non era vincolato ufficialmente, ma rappresentava un’importante architettura italiana del secondo Novecento, come l’Ordine degli architetti aveva segnalato a suo tempo».
E se il palazzo su via Nazario Sauro ormai non esiste praticamente più, secondo Stefanelli potrebbe esserci ancora spazio per «migliorare» il progetto della struttura che lo sostituirà. In ogni caso, per l’architetto ed ex amministratore comunale la vicenda merita una riflessione, perché a suo avviso «è l’incultura diffusa che abbatte architetture di valore anziché riciclarle», afferma. «Con l’“architetturicidio” della demolizione dell’ex Proveditorato, cambia totalmente la dignità quasi austera di quel brano di strada cittadina - sottolinea l’architetto -, determinata da un edificio pubblico carico di storia e perfettamente coerente con il suo ruolo, per merito di una progettazione responsabile e illuminata. A sostituirlo, una confusa architettura che si omologa con le più squallide periferie delle nostre città attuali».
Quella di Stefanelli, insomma, è una secca bocciatura per l’assetto del futuro palazzo previsto nel piano di recupero, una struttura di cinque piani, con due ali nella parte sud del complesso, che ospiterà mini-alloggi per gli anziani e una Rsa. Ma secondo l’architetto ci potrebbe essere uno spiraglio: «Ancora oggi il progetto del nuovo complesso giace sui tavoli comunali di competenza – afferma Stefanelli – ed è privo di approvazione definitiva. Probabilmente dovrebbe essere ancora sottoposto a un giudizio della commissione paesaggio, forse è ancora possibile migliorarlo».
Per intanto il Comune dovrebbe studiare una collocazione diversa dei mosaici di Bruno Cassinari, «da sistemare su uno dei nostri edifici pubblici, possibilmente una scuola e bene in vista alla cittadinanza, e non sul futuro edificio di proprietà privata», rimarca ancora l’architetto.
E la vicenda dell’ex Provveditorato merita una riflessione generale, a suo avviso: «Oltre alla distratta sensibilità della collettività, compresi coloro che si piccano, da sempre, di difendere le nostre ricchezze culturali – dice l’architetto -, colpisce che in pochi abbiano sostenuto pubblicamente l’azione svolta dall’Ordine degli architetti della provincia di Sondrio, che a suo tempo ha informato chi di dovere perché intervenisse a sostenere l’idea che quell’edificio, seppure non vincolato ufficialmente, rappresentava un’importante architettura del secondo Novecento».
E l’architetto chiama in causa il responsabile della Soprintendenza, Luca Rinaldi, ma anche la direzione regionale del ministero dei Beni culturali e Italia nostra, «informati nei mesi scorsi, purtroppo inutilmente perché nessuno si è mosso», sottolinea. La strada da seguire sarebbe stata un’altra, secondo Stefanelli: «Meglio riciclarlo nella sua funzione, piuttosto che demolirlo per sostituirlo - ribadisce -. Era il modo per concepire un intervento di qualità, ma anche esemplare nei confronti del pensiero collettivo. Il pubblico deve sapere dare esempi concreti e illuminanti».
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