Sondrio, poliziotto in Cassazione, annullata la sentenza

Il dibattimento d’Appello andrà rifatto con altri giudici. L’ispettore capo era stato condannato per un caso di falso in atto pubblico

Un’altra puntata della lunga vicenda giudiziaria che, su indagini dei colleghi della sezione di polizia giudiziaria in forza alla Procura del capoluogo valtellinese, alcuni anni fa aveva fatto finire nei guai l’ispettore capo della polizia di Stato Gaspare Aiello, all’epoca dei fatti in servizio alla Squadra Volante della questura cittadina.

L’altro pomeriggio, a Roma, il procuratore generale della Cassazione ha chiesto lui stesso l’accoglimento del ricorso presentato dall’avvocato Fabrizio Consoloni del Foro di Lecco per l’annullamento della sentenza contro il poliziotto, in passato più volte premiato dall’amministrazione statale per cui lavora per meriti acquisiti nel corso della sua lunga carriera nelle forze dell’ordine. E gli ermellini della Suprema Corte hanno accolto il ricorso del legale lecchese disponendo il rinvio: il dibattimento d’Appello andrà rifatto con altri giudici.

Ma ricostruiamo, almeno nelle tappe più significative, l’intera, lunga e complessa vicenda. La Corte d’Appello di Milano, nel novembre del 2023, aveva assolto il poliziotto, nel frattempo trasferito su richiesta dell’allora questore alla Questura di Brescia quando scoppiò il caso, da una delle due imputazioni di falso in atto pubblico, condannandolo per l’altro rimasto in piedi a un anno di reclusione con pena sospesa. Gli altri coimputati vennero condannati a un anno e sei mesi e un anno e cinque mesi. In primo grado, nel Tribunale valtellinese, era stato assolto dall’accusa di 26 omesse denunce di reato, in quanto secondo la tesi sostenuta dall’accusa era a conoscenza dei falsi commessi dal messo comunale del Comune di Spriana, Luigino Scilironi, il quale in Appello ebbe un anno e sei mesi.

E, invece, condannato per un paio di episodi di falso che avrebbe lui stesso commesso: un verdetto pesante, ossia due anni e tre mesi di reclusione, senza peraltro la sospensione della pena. Poi, a Milano, i giudici della quarta sezione d’Appello, lo mandarono completamente assolto per uno dei due episodi di falso e condannato per uno soltanto a un anno con pena, stavolta, sospesa.

I magistrati gli contestavano che, in accordo con il messo comunale, avesse portato negli uffici comunali certificati di vendita di auto con le firme già apposte fra venditore e compratore prima del momento in cui avrebbero dovuto esserlo. «Nel primo grado di giudizio Aiello è stato completamente assolto dalle 26 omesse denunce di reato e condannato a 2 anni e 3 mesi di reclusione per i due reati di falso - ha dichiarato l’avvocato Fabrizio Consoloni con studio a Lecco, al termine dell’udienza in Cassazione -. Avanti la corte di Appello a Milano è stato completamente assolto da uno dei due reati di falso in atto pubblico, con riduzione della pena a un anno di reclusione».

E ha aggiunto: «Ora la sezione V della Cassazione penale ha annullato la sentenza di condanna con rinvio ad altra sezione della Corte di Appello di Milano. Sebbene non si conoscano ancora le motivazioni della sentenza della Suprema Corte, mi sembra corretto poter dire che i tre gradi di giudizio abbiano confermato l’esistenza di molti dubbi in merito alla responsabilità penale dell’ispettore Aiello». Consoloni, a precisa domanda, non si sbilancia, ma tuttavia, fa intendere di essere estremamente fiducioso sull’esito assolutorio del processo-bis che sarà prossimamente celebrato in Appello a Milano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA