Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 31 Luglio 2018
«Sondrio, le piazze della città sono la casa di tutti»
«In un certo senso e con la dovuta proporzione Sondrio, prima di molte metropoli del mondo, ha capito il senso sociale di questi spazi»
architetto, urbanista, già amministratore della città di Sondrio
Prendo spunto dall’articolo del “Corsera” di venerdì 27 luglio che ha annunciato l’apertura del nuovo Apple Store in piazza Liberty a Milano, disegnato da Norman Foster. Evento che ha avuto un richiamo mondiale e che ha trasformato il senso di una precedente area occupata in superficie dalle macchine e di un vecchio cinema (Apollo) situato nell’interrato. Ma occorre sempre attendere il verbo dei grandi archistar per capire che le piazze della città sono la casa di tutti? Avere cura di questi spazi, grandi o piccoli che siano, significa combattere la segregazione sociale, favorire l’incontro, ma soprattutto stimolare processi di innovazione.
Anche la presenza dell’acqua, con grandi fontane (vedi Piazza Gae Aulenti, in corso di ristrutturazione o nel nuovo quartiere Citylife a Milano), crea notevole attrazione e trasforma la città a vantaggio di coloro che amano socializzare vivendo momenti collettivi. L’acqua, e noi abbiamo cominciato da poco a capirlo, rappresenta l’elemento naturale che maggiormente avvolge e coinvolge l’uomo.
Quanti di noi, anche grandi, vorrebbero trasformarsi in bambino per giocare con i zampilli che sgorgano dal pavimento di piazza Garibaldi? In un certo senso e con la dovuta proporzione Sondrio, prima di molte metropoli del mondo, ha capito il senso sociale di questi spazi che sono a disposizione di tutti e che ci hanno portato ad abbandonare la maledetta automobile per “costruire spazi per gli amici e per gli innamorati” così come diceva, molto tempo fa, il grande urbanista americano Lewis Mumford. Questi spazi di civiltà servono anche per combattere l’assurdità delle “nuove piazze”, rappresentati dei nuovi centri commerciali, che ci costringono a muoverci come automi e a spendere risorse per acquisti, a volte anche inutili, ma che sono sorti per il volere interessato delle grandi multinazionali del consumo.
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