Sondrio in lutto per la morte di Andrea Masanti

Era noto in città per il suo impegno in campo artistico, con il gruppo “Voglia di mosaico”

Un’esistenza terrena durata troppo poco, spezzata a soli 48 anni a causa di una malattia, ma «vissuta sempre in pienezza, fino all’ultimo respiro». Con tatto e profondità, così padre Francesco Parente, superiore della fraternità “Santo Spirito”, ha ripercorso il cammino della vita di Andrea Masanti, scomparso due giorni fa al termine di un calvario durato cinque anni.

Davvero in molti hanno preso parte ai funerali del sondriese – noto in città per il suo impegno in campo artistico, con il gruppo “Voglia di mosaico” da lui avviato anni fa nel quartiere della Piastra e ora attivo a Spazio 42, a Scarpatetti –, stingendosi alla moglie Gabriella, a mamma Lucia, a papà Arrigo, alla sorella Giusi e ai tanti parenti e amici che hanno condiviso con Andrea un tratto di strada più o meno lungo.

«Il nostro destino – ha aggiunto nell’omelia padre Francesco, che ha concelebrato le esequie insieme a don Christian Bricola, arciprete di Sondrio – è la vita. La morte è solo un passaggio. E Andrea ce lo ha testimoniato bene, anche nella sofferenza della malattia: la sua fede, robusta e limpida, ne è stata la dimostrazione più forte».

Uomo creativo e saggio, Masanti in questi anni ha davvero vissuto la vita come un dono, rispondendo ogni volta con il sorriso e con la voglia di continuare a camminare alle tante sfide che si sono via via presentate sul suo cammino. «Di lui colpiva la gioia di vivere, sempre e comunque. Ma anche la sua capacità di entrare in relazione con gli altri, con le persone che incontrava».

Profondo è stato, in questi anni, il suo legame con la fraternità “Santo Spirito”: proprio in questo luogo di fede e spiritualità ha realizzato – assieme al maestro Claudio Gobbi e agli allievi del corso di arte musiva – la sua ultima, grande opera d’arte. Ossia il volto di Cristo, tracciato a partire da uno studio sulla Sacra Sindone: inaugurato lo scorso autunno, il mosaico impreziosisce la parete del muro della vigna di fronte all’ingresso del convento di Colda.

«Nei mesi di lavoro, abbiamo sperimentato la sua competenza, la sua vicinanza e la sua attenzione grandissima agli altri. Lo vedevamo sempre entusiasta perché, oltre all’interesse in sé per la realizzazione dell’opera, era animato da una fede profonda», ha ancora aggiunto il religioso.

«È bello sapere che dentro di noi già risiede la chiave di lettura del senso della vita, ossia la chiamata alla vita eterna. Questo Andrea lo aveva ben chiaro, il suo amore ce lo ha testimoniato: amare è una cosa seria ed è una questione d’eternità», per parafrasare quell’“Omnia vincit amor” scelto dai suoi cari per l’annuncio funebre.

Al termine dell’omelia, il religioso ha scelto di rivolgersi direttamente a lui, ancora una volta con un riferimento non casuale all’opera grandiosa terminata appena pochi mesi fa. «Nella casa del Padre ora corri incontro al suo abbraccio, Andrea. E finalmente ti si svela in maniera definitiva il volto di Dio: quello sguardo a cui hai lavorato a lungo adesso è di fronte a te e ti accoglie per sempre».

© RIPRODUZIONE RISERVATA