Sertori: «Critiche e polemiche
Ma a Sondalo tutto
tornerà come prima»

L’assessore ribadisce l’impegno per il Morelli. «La Regione avrebbe potuto decidere in autonomia, però ho ritenuto giusto che si aprisse il dibattito in Valle»

Massimo Sertori non era presente ieri sera alla manifestazione “Giù le mani del Morelli”. Ma di sicuro il motivo della sua assenza non è da attribuire alla mancata volontà di sottrarsi al confronto. Anche aspro. Non l’ha mai fatto e si dice anche questa volta pronto a contribuire a riportare la discussione sul terreno istituzionale.

«Visto che la serata è stata organizzata contro lo smantellamento del Morelli avrei dovuto esserci anch’io, che mi sto battendo per questa causa, invece altri impegni mi hanno tenuto fuori provincia. Ma se il dibattito sulla sanità è stato così acceso e articolato in provincia di Sondrio, forse qualche merito ce l’ho anch’io. Non è accaduto da nessuna altra parte della Lombardia. La Regione, è giusto ribadirlo, avrebbe potuto calare tutto dall’alto, invece ho voluto ci fosse il massimo del dialogo con il territorio. Avessi guardato la mia convenienza, sarebbe stato più facile far finta di nulla, starmene fuori come qualcuno aveva fatto prima di me su un tema tanto delicato come la sanità, ma io ho a cuore la provincia di Sondrio ed il suo riassetto sanitario e la mia coscienza mi impone di trovare la soluzione migliore per il bene della salute dei cittadini di Valtellina e Valchiavenna. Per questo ascolto le indicazioni dei professionisti della salute e non gli umori popolari».

Da più parti ora si invoca quel dialogo che in provincia è mancato fra le forze politiche.

«Io il dialogo l’ho voglio con i sindaci perché deve essere istituzionale - precisa l’assessore regionale agli Enti locali, Montagna e Risorse energetiche, Massimo Sertori -. I sei primi cittadini dell’Alta Valle però volevamo porre la condizione, per sedersi al tavolo, che non si parlasse del Piano del Politecnico, ma solo di quello Giuliano Pradella, e non mi sembra corretto. Di certo non mi rapporto col Comitato, visto che si tratta di piani istituzionali diversi. Inoltre non si fa sicuramente il bene della nostra gente strumentalizzando tutto per difendere le proprie tesi: se la sbarra del pronto soccorso del Morelli è abbassata la notte, come è giusto che sia, non bisogna dire che è chiuso il pronto soccorso; se nella prima fase di riapertura della normale attività i pazienti non erano portati al pronto soccorso Morelli dalle ambulanze perché dovevamo ancora riportare delle specialità come l’ortopedia, non bisogna dire che il pronto soccorso è chiuso e l’ospedale farà altrettanto».

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