Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 13 Marzo 2021
Sedicesimo cambio di colore
«Tutti aperti, tranne i soliti pochi»
«È la sedicesima volta che ci cambiamo colore in cinque mesi. Direi che c’è poco altro da dire».
Non sa se ridere o piangere Stefano Steffanoni, il gestore del bar Moderno in piazza Campello che commenta sconsolato il ritorno da lunedì in zona rossa di tutta la Lombardia e di gran parte del Paese.
Un rosso che nel suo caso e di quello di tutti i colleghi di pubblici esercizi si traduce in un sostanziale pareggio: servizio di asporto fino alle 18 per i bar e fino alle 22 per i ristoranti, in un galleggiare che alla lunga diventa snervante.
«Siamo alle solite, non abbiamo neppure più le parole per commentare - aggiunge l’esercente -, dopo un anno ci ritroviamo nella stessa identica situazione della primavera scorsa, chiuse le scuole, i bar, i cinema, le palestre, chiusi quattro negozi, quattro, e il resto tutto aperto con la gente in giro tranquillamente. Non è questo il modo di contenere il virus».
Ne è convinto.
«Le zone colorate non servono, solo il lockdown garantirebbe un abbassamento dei numeri, ma non lo fanno, altrimenti dovrebbero dare ristori a tutti» aggiunge preconizzando per stamattina il solito via vai da vigilia di cambio colore. Una previsione piuttosto facile visti i precedenti, ma anche la tanta gente a passeggio per tutta la settimana di arancione “rafforzato” che si è distinta dalla precedente zona gialla per la sola didattica a distanza cui sono stati costretti bambini e ragazzi. Per il resto - osserva concludendo - la città ha continuato a vivere nella sua anormale normalità.
Ad invocare equità nelle chiusure sono anche i commercianti, i pochi di loro a dire il vero, che da lunedì dovranno serrare le proprie attività vedendo però i colleghi della vetrina accanto lavorare tranquillamente.
«Perché - dice un’inferocita Betti De Marzi dal suo “Guscio” - non è cambiato niente neanche stavolta. Altro che chiudere per contenere il contagio. La verità è che i negozi resteranno tutti aperti tranne le rivendite di articoli regalo, quelli di abbigliamento, le calzature da adulto e le gioiellerie. Anche i bar potranno continuare ad offrire il servizio da asporto».
Un sentimento largamente condiviso tra le categorie considerate non essenziali: «Sono essenziali i profumi, ma non le camice, le mutande e non le scarpe? Siamo sempre alle solite - rincarano la dose dal negozio Ingram in galleria Campello -, alla solita presa in giro. Lunedì saremo solo in quattro a chiudere. Il rosso avrebbe dovuto essere rosso per tutti tranne farmacie e alimentari. Punto. Così è ridicolo».
Intanto ieri nel dubbio di chiusure e aperture non proprio chiare c’è chi in tutta fretta ha chiamato parrucchieri ed estetiste per accaparrarsi un appuntamento last minute perché davanti alla ricrescita non c’è zona rossa che tenga.
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