Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 07 Gennaio 2016
«Se conosci la Valtellina, ti innamori»
Parola di Ferro, pivot col cuore in valle
Nel 1989 Maurizio Ferrari si trasferì da Lodi per vestire la maglia Rigamonti. Fino al 2002 è rimasto legato alla società sondriese, ha comprato casa e spesso torna in città.
Il gran rifiuto di Donato Bottone, attaccante di Polla classe ’88 di scuola Juve, riporta alla luce un fenomeno ben conosciuto nel corso della storia sportiva della nostra valle. Il no al Sondrio calcio dopo aver visto la città, il territorio, la casa dove abitare si scontra con quelli che invece della valle se ne sono innamorati, dopo essere saliti come atleti.
Maurizio Ferrari oggi ha 55 anni, ma è stato una colonna del basket sondriese negli anni Novanta, quando la squadra griffata Rigamonti sfiorò in un paio di occasioni il salto in serie B. Era una formazione composta da friulani, milanesi, lodigiani di Somaglia come “Ferro”, oltre allo zoccolo duro di valtellinesi allenati da Marco Magenga prima e Marco Morganti poi.
Era il 1989 quando Diego Pini contattò un pivot militante in serie B a Cremona, con richieste di squadre militanti in quella categoria come Pavia. «Era impossibile dire di no a Diego, persona molto importante nella mia carriera - racconta Ferro -. Ci incontrammo e mi convinse a salire in Valtellina. Anch’io quando sono stato contattato ho pensato “Cavolo, fino a Sondrio. Proviamo un anno, poi vediamo”. Dopo quattro, cinque mesi avevo capito che questo era il mio luogo ideale».
«La società mi è sembrata una grande famiglia, persone estremamente serie, è stato un periodo incredibile - il ricordo del pivot -. Tutti i servizi a portata di mano, ti dimenticavi della macchina, la gente tranquilla, c’era un ritmo diverso, più a misura d’uomo».
Qualcosa è cambiato nel panorama: «Quando sono arrivato, in centro c’erano le auto, oggi invece è splendido, ancora più vivibile. Diego mi diceva che se ci fosse stato il mare, sarebbe stata una delle città più belle d’Europa. È durata fino al 2002, sono stati gli anni migliori della mia vita e ho un sacco di amici».
Da Piacenza dove lavora ormai da anni non smette di tessere le lodi della nostra valle: «Se devo mettere delle crocette dall’1 al 5, è il massimo tra ambiente, valle, rapporto con le persone, qualità della vita. La gente più aperta di quello che pensa».
Non solo parole, però. «Ho mantenuto il mio monolocale, ho pensato che se venivo e andavo in albergo perdevo la voglia di tornarci, invece sono ancora lì. A volte sono pigro e mia moglie spesso mi spinge a venire in valle nei weekend, anche lei ne è entusiasta».
Tanto da vacillare di fronte ai casi della vita: «Nel ’90 avevo scelto la provincia di Sondrio come sede dopo aver vinto un concorso scolastico, ma non sono mai stato chiamato. Poi sono tornato a Piacenza. Quattro anni fa nel 2011 il provveditorato di Sondrio mi ha offerto un posto. Non ti dico quanto ho sofferto nel decidere di rinunciare».
L’attualità torna sovrana: «Non giudico quanto ha fatto Bottone, ma se fosse rimasto qui, sarebbe stato alla grande - la convinzione di Ferro -. Ha perso qualcosa, almeno poteva provare per qualche mese, un anno. La Valtellina viene poco considerata da chi non la conosce, Corbani ci ha portato la residenza e ti viene la saudade quando te ne vai».
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