Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 14 Marzo 2021
Scuola, molte disdette
per paura di AstraZeneca
Molinari: «Io l’ho fatto e sto bene»
Il provveditore: «La vaccinazione è gesto di responsabilità verso di noi e gli altri»
«Il vaccino è uno dei pochi strumenti per vincere in tempi ragionevoli questa pandemia. Io non ci ho pensato un attimo e, quando è venuto il mio turno, l’ho fatto. E anche oggi farei la stessa cosa».
Non manca di manifestare il suo punto di vista Fabio Molinari alla notizia della rinuncia da parte di docenti e non docenti alla somministrazione del vaccino dopo la sospensione di un lotto di AstraZeneca.
Ha affidato ai social il suo pensiero il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Sondrio (Ust), ma l’ha riconfermato anche a noi che l’abbiamo interpellato di persona. Sebbene non si possa ancora sapere il numero esatto, che sarà reso nota a campagna vaccinale conclusa, «mi è stato segnalato che molti docenti e Ata hanno disdetto la vaccinazione prevista in quanto spaventati dalle notizie che circolano riguardo al vaccino AstraZeneca».
Nessuna imposizione, sia chiaro, quella della massima autorità scolastica provinciale, nel pieno rispetto delle libertà altrui. Piuttosto un invito a riflettere, a vedere «sempre il bicchiere mezzo pieno. Il vaccino è un gesto di libertà, ci mancherebbe, ma, allo stesso tempo, di responsabilità: verso la nostra salute, quella dei nostri cari e di tutti coloro con cui, a diverso titolo entriamo in contatto» ha aggiunto portando la sua personale esperienza di rappresentante della scuola che ha colto al volo l’opportunità.
«Su milioni di vaccini somministrati gli episodi infausti sono circa lo 0,002% e non ci sono evidenze scientifiche del legame fra la morte e l’inoculazione del vaccino - afferma Molinari - . In secondo luogo, se vi può confortare, lo scorso 8 marzo ho fatto anche io il vaccino con AstraZeneca a Sondrio e, attualmente, sto bene» ha confermato.
Tant’è: non si è assentato neanche un giorno dal lavoro, concedendosi solo una pausa in questo fine settimana, che ahimè però “traghetta” di nuovo la Lombardia e quindi anche la nostra provincia nella fascia rossa.
Un cambio di colore, «con conseguenze anche sul nostro sistema scolastico, già fortemente provato» riconosce il dirigente dell’Ust che chiede a tutti di non mollare. Di essere «resistenti e resilienti. Siamo tutti stanchi, delusi, arrabbiati. Vi assicuro che sento su di me le preoccupazioni di tutti» dagli studenti ai presidi, dal personale alle famiglie.
«Vivo la tristezza della impossibilità di poter fornire soluzioni concrete alle tante richieste e segnalazioni che mi arrivano. Ma garantisco che vedo tutto e seguo tutto, mantenendo sempre il contatto con le scuole, le autorità locali e quelle sanitarie. Vorrei poter avere una bacchetta magica che risolva i problemi che ogni giorno aumentano, ma purtroppo non è in dotazione ai provveditori».
Tra i nuovi problemi, con l’avvento della “red zone”, anche la chiusura da domani degli asili nido - salvo dietrofront dell’ultima ora, che sembrano improbabili -, che metterà ancora più in crisi le famiglie dopo la sospensione delle attività didattiche alla scuola dell’infanzia e alla primaria della scorsa settimana, così come per scuole medie e superiori.
Non è andata a buon fine, per ora, nemmeno la richiesta che il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana aveva inoltrato al governo, chiedendo di far sì che i figli di operatori sanitari potessero frequentare in presenza le lezioni: «Ho appreso con grande rammarico, che la mia richiesta di deroga per la scuola in presenza, dei figli del personale sanitario, non sia stata accolta e consentita nel Dl approvato dal Consiglio dei Ministri, nonostante lo stesso ministro Speranza, venerdì mattina, si fosse espresso favorevolmente - afferma il governatore - Insisterò perché ciò possa essere contemplato nel passaggio in Parlamento, considerato che la presenza di medici, infermieri e personale sanitario, è di fondamentale importanza, soprattutto nelle strutture più sotto pressione, a causa della presenza del virus».
Daniela Lucchini
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