Sciopero nazionale Cgil e Uil: in 300 davanti alla Prefettura di Sondrio

«In piazza contro una manovra iniqua che enfatizza le diseguaglianze, anziché provare a dare risposte ai problemi con cui quotidianamente i cittadini si trovano a doversi confrontare»

In piazza contro «una manovra iniqua che enfatizza le diseguaglianze, anziché provare a dare risposte ai problemi con cui quotidianamente i cittadini si trovano a doversi confrontare». Erano in 300 questa mattina davanti alla Prefettura di Sondrio per il presidio organizzato da Cgil e Uil in occasione della giornata dello sciopero nazionale indetto dalle stesse sigle sindacali contro la legge di bilancio che a loro dire non affronta il tema del disagio sociale crescente e che è del tutto insufficiente a rispondere ai bisogni concreti delle persone.

In tanti con le bandiere di Cgil e Uil, ma anche con i simboli della pace e tra loro le donne che ogni sabato manifestano in strada per il cessate in fuoco. Quanto all’adesione dei lavoratori alla mobilitazione in Valtellina si attesta mediamente al 50% nell’industria, più bassa negli altri settori. Tra le principali aziende: Siderval 70%, Ring Mill 50%, Evapco 50%. Nonostante le carenze di organico in sanità pubblica, si sono registrate importanti adesioni soprattutto sulla sanità territoriale, grande assente dalle agende della politica, con segnali significativi a dimostrare quanto bisogno ci sia di medicina di prossimità. Adesioni consistenti degli educatori nei consultori e nelle comunità psichiatriche.

Prima dei discorsi davanti ai manifestanti i rappresentanti provinciali di Cgil e Uil sono saliti negli uffici di palazzo Muzio per incontrare il prefetto Anna Pavone cui hanno consegnato il comunicato con le motivazioni dell’agitazione. «Si aumenta la spesa militare, ma si taglia su tutto - ha ricordato il segretario provinciale della Cgil, Gugliemo Zamboni -. Il ministro dei trasporti Salvini si preoccupa degli scioperi (la presentazione ha portato alla riduzione da 8 a 4 ore per quel settore, ndr), ma non fa funzionare i trasporti, a partire dai treni come ben sappiamo nella nostra provincia».

Una provincia in cui, ha ricordato Zamboni, ci sono le pensioni più basse della Lombardia, frutto di un lavoro discontinuo e povero. Senza dimenticare i rinnovi contrattuali insufficienti per il pubblico impiego, che coprono appena un terzo dell’inflazione. «Lo Stato è oggi il peggior datore di lavoro nel nostro Paese - ha ricordato Michela Turcatti, segretaria generale della Fp - anziché valorizzare chi lavora quotidianamente, a fatica, negli ospedali, nei comuni, nei servizi sociali, sul territorio, nei presidi della giustizia e della legalità, il governo ha deciso di mettere sul piatto risorse del tutto inadeguate per un dignitoso rinnovo dei contratti dei pubblici dipendenti. La sanità pubblica che subisce ancora gravi tagli è al collasso. Servono grandi investimenti sulla rete ospedaliera, i professionisti sono in costante fuga, bisogna abbattere le liste d’attesa, inaccettabili. Servono urgenti interventi sulla sanità di prossimità, territoriale, visto che i fragili e gli ultimi sono sempre più soli».

Ma i motivi della piazza di oggi sono stati tanti: l’istruzione, il welfare nel suo complesso, le condizioni di fragilità e povertà che aumentano e sono sempre più allarmanti. «E’ venuto il momento, ora più che mai, di rivendicare da parte nostra, da parte di Cgil e Uil, che questa non è la società che vogliamo - hanno detto i rappresentanti sindacali in conclusione -. Tutte e tutti noi, in ogni piazza del Paese lo stiamo urlando e continueremo a farlo. Per i diritti, per la dignità delle persone, per le generazioni future, per non rassegnarci e continuare, ancora e ancora, a dissentire, a rivendicare, a conquistare».

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