Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 02 Gennaio 2021
«Sci vietato fino al 18
Richiesta assurda
che uccide il settore»
Anef e Federfuni in rivolta per l’ennesimo rinvio che si profila. Fossati: «Noi siamo pronti a riaprire in sicurezza». Formento: «Cosi perdiamo anche il week end del 16»
Una sonora bocciatura giunge da Anef Lombardia, l’Associazione nazionale esercenti impianti a fune, e da Federfuni lombarda e nazionale, rispetto alla richiesta di procrastinare l’apertura degli impianti di risalita da giovedì 7 a lunedì 18 gennaio.
Richiesta formulata dalla Conferenza Stato-Regioni mercoledì scorso, con invio di una nota ufficiale ai ministri degli Affari regionali e della Salute, Francesco Boccia e Roberto Speranza, nella quale si specifica che «allo stato attuale, causa anche il recente andamento epidemiologico a livello internazionale, che non ha agevolato l’assunzione delle necessarie decisioni - è scritto -, si ritiene non ricorrano condizioni tali da consentire iniziative e azioni programmabili per permettere l’apertura degli impianti il giorno 7 gennaio”».
Una richiesta che avremmo pensato condivisa con le associazioni di categoria datoriali, Anef, appunto, e Federfuni, rappresentative degli impiantisti grandi e piccoli di casa nostra, invece, apriti cielo.
«Noi non sediamo nella Conferenza Stato-Regioni e non siamo per nulla allineati rispetto a questa decisione - fa sapere Massimo Fossati, presidente Anef Lombardia e amministratore delegato di Itb, Imprese turistiche barziesi - . Subiamo e accettiamo, punto. E questo quando, altrove, vedasi in Austria e in Svizzera, si scia, nel rispetto delle regole di sicurezza e senza che ci siano questi grandi problemi. E aggiungo che da Sant’Ambrogio in poi ci hanno tirato matti. Prima il 25 dicembre, poi il 7, ora il 18. Mi chiedo, perché? Perchè accanirsi contro gli impianti da sci e contro le discoteche? Quando ad altri, vedasi i centri commerciali, è permesso aprire e lavorare? Quando lo si permette ai rifugi in quota, perché nei giorni di zona arancione i rifugi sono aperti e le piste no. Vorrei capire».
Ha un diavolo per capello, Fossati.
«Sono arrabbiato e credo che lo sia un po’ tutta la categoria, perché siamo in difficoltà - insiste -. Perché fintanto che non abbiamo una data certa d’apertura, non possiamo mettere in moto la macchina che lavora grazie a tantissimi stagionali, la maggior parte degli addetti. Come facciamo a chiamarli se non abbiamo una data? E quando li chiameremo saranno ancora a disposizione, o, perbacco, avranno pure loro cercato, giustamente, delle alternative?».
D’obbligo chiedere come mai, tuttavia, dalla Conferenza Stato-Regioni sia uscita questa richiesta se gli impiantisti non sono allineati.
«Non lo so, non lo capisco - dice Fossati -. Non ce n’era motivo. Va chiesto ai colleghi del Trentino Alto Adige, il motivo, perché sembra che la proposta arrivi da loro, da noi no. È una certezza».
In una parola, pare che ad esercitare un certo pressing sulla Conferenza Stato-Regione per ottenere questa sorta di proroga, siano i grossi impiantisti alto-atesini, fra cui Dolomiti Superski, che parrebbero aver bisogno di più tempo per allineare la loro industria dello sci alle indicazioni dei protocolli di sicurezza.
«Io dico soltanto che il fronte turistico della montagna non è stato del tutto unito nel condurre una partita così delicata - sottolinea Andrea Formento, presidente nazionale Federfuni e ad di Abetone-Val di Luce spa - con l’assessore al Turismo della provincia di Trento a far da coordinamento delle istanze delle regioni alpine in una Conferenza Stato-Regioni in cui, noi, non abbiamo alcun referente. Alla fine è sortita questa richiesta di andare al 18 che ci trova pienamente contrari».
«Per noi - aggiunge ., l’obiettivo era il 7 gennaio e resta del tutto raggiungibile. Per questo abbiamo scritto, come Federfuni, agli assessori al Turismo di Lombardia, Piemonte e Veneto, perchè ci sostengano in questa battaglia. Tuttalpiù potremmo andare al 16 gennaio, che è un sabato, ma non al 18, che è un lunedì e che ci fa perdere un altro, prezioso, week end. Per i comprensori grossi è un problema relativo, perché loro lavorano poco nei fine settimana, giornate di cambio di turisti, mentre i piccoli, loro, vivono, dei week end. Dobbiamo pensare anche ai piccoli, che stanno morendo. Ricordo che sono stimate in 3 miliardi le perdite ad oggi, della mancata apertura. Il 30% del fatturato annuo complessivo che si aggira sui 10 miliardi».
Per gli impiantisti lombardi, quindi, sia Anef sia Federfuni, non vi è alcuna necessità di rinviare l’apertura e chiedono al Governo di non farlo.
«I protocolli sono chiari - dicono - capienza del 50% per funivie e cabinovie, 100% per seggiovie. Dispositivi di sicurezza e controllo delle code. Non c’è altro da aggiungere».
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