Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 22 Luglio 2015
Sanità, la provincia di Sondrio difende i suoi confini
No all’allargamento all’Alto Lario piuttosto che alla Valcamonica. I sindaci di Valtellina e Valchiavenna riuniti per fare il punto della situazione sulla riforma sanitaria regionale hanno ribadito la necessità di far valere la specificità montana riconosciuta anche in questo ambito.
Una posizione tutt’altro che difensiva quella espressa dagli amministratori presenti - una quarantina in tutto -, quanto piuttosto la decisa volontà di rivendicare in sede regionale le peculiarità di un territorio unico nel suo genere in Lombardia e con soli altri due simili in tutta Italia.
Ad esprimere con chiarezza la posizione, poi condivisa dagli altri sindaci, è stato il primo cittadino del capoluogo Alcide Molteni. «Prima di entrare nel dettaglio della situazione - le sue parole - credo che sia necessario contestualizzare il problema attraverso le dinamiche politiche. Se abbiamo ricevuto il riconoscimento di specificità per il nostro territorio, allora dobbiamo giocarcela su questo. È questo l’elemento forte che deve trovare la sua concretizzazione attraverso atti conseguenti a Milano, così come a Roma: abbiamo bisogno di avere risorse economiche diverse ed aggiuntive per funzioni che un territorio come il nostro deve affrontare. È la stessa questione che si pone su tutti gli altri temi nodali:dal trasporto all’ambiente passando per le infrastrutture».
Una posizione condivisa dal sindaco di Tirano Franco Spada che ha anche espresso rammarico per il merito e il metodo utilizzato dalla Regione in materia. «È la seconda volta che capita che il territorio faccia un percorso condiviso, anche faticosamente - ha sottolineato con esplicito riferimento anche alla questione dell’autonomia - e arrivi a proporre dei documenti che poi sistematicamente vengono ignorati a Milano senza alcun confronto. Il modello espansivo ci farà diventare sempre più periferia milanese, anche per questo dobbiamo rimanere nei confini previsti dalla specificità. Senza contare - ha concluso - che l’unione di Sondrio e dell’Alto lago altro non è che una mediazione politica».
Di perimetro già ben delineato hanno parlato anche il sindaco di Teglio Elio Moretti - «dalla Valcamonica semmai dobbiamo imparare la scaltrezza» -e quello di San Giacomo Filippo Severino De Stefani: «Con la Valcamonica dobbiamo andarci molto cauti - ha detto -, loro si sono sempre arrangiati da soli».
Dunque un sistema socio sanitario così come delineato nel documento unitario già condiviso, ma dentro i confini della provincia di Sondrio. Anche perché, erano stati Grassi prima e Annamaria Saligari, presidente della Comunità montana di Tirano, poi, insieme a Molteni, a mettere in guardia dai rischi che l’accorpamento con l’Alto Lario comporta. «Portare dentro l’Alto Lario significa mettere subito in difficoltà i presidi di Morbegno e Valchiavenna» l’ammonimento di Grassi, «e anche Sondrio» ha aggiunto Saligari. Senza contare che significherebbe incamerare una struttura privata in un sistema interamente pubblico.
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