Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 03 Ottobre 2018
Sanità e nuovi confini: «Continua la battaglia. Vogliamo stare da soli»
Dopo il ritorno di parte deI Lario con Como l’assemblea dei sindaci ribadisce la propria posizione. Franchetti: «Tornare all’ambito territoriale provinciale».
«Ripristinare l’ambito territoriale provinciale senza Medio e Alto Lario e senza Valcamonica». Nel giorno in cui la giunta regionale milanese ufficializza con un progetto di legge ad hoc il ritorno a Como di 33 dei 49 Comuni del lago dopo la non fortunata parentesi con Sondrio, i sindaci di Valtellina e Valchiavenna tornano a ribadire la necessità per la sanità dell’unica provincia interamente montana della Lombardia di rimanere dentro i propri confini.
«Già in altre fasi dell’attuazione della riforma che ha portato all’istituzione della sanità di montagna da parte della Regione - chiarisce il presidente dell’assemblea dei sindaci Massimiliano Franchetti - vennero espresse perplessità sull’estensione territoriale dell’Ats della montagna. Ora, alla luce della situazione in essere, delle crescenti criticità, questa richiesta per la prima volta è stata formalizzata ufficialmente con una lettera inoltrata, tra gli altri, all’assessore al Welfare Giulio Gallera, all’assessore regionale alla Montagna Massimo Sertori e ai direttori generali».
Un documento in attesa di risposte. «Ci siamo dati un mese di tempo - dice Franchetti - dopodiché se non dovesse arrivare alcun segnale da Milano, riconvocheremo l’assemblea per decidere quali azioni intraprendere perché la nostra voce venga ascoltata». Almeno quanto quella dei sindaci del Centro Lario,Porlezzese e della Val d’Intelvi che dopo due anni hanno visto coronate le ripetute domande e le proteste iniziate il primo gennaio 2016. Uno spiraglio di speranza anche per Valtellina e Valchiavenna. «Il fatto che la Regione abbia preso in considerazione, dando risposte puntuali, le richieste dei Comuni del lago - dice Franchetti - da un lato rappresenta un segnale positivo perché significa che Milano ammette che la riorganizzazione così come è stata fatta non è ottimale, ma dall’altra aver lasciato sedici Comuni con noi significa che attualmente non c’è la volontà di tornare al vecchio ambito con la valorizzazione della specificità montana».
Tanta parte delle possibilità di tornare nei confini provinciali, Sondrio se la gioca con la Valcamonica. Se anche i Comuni di quell’area dovessero chiedere di tornare all’antico, allora le quotazioni locali crescerebbero. «È chiaro che bisogna capire cosa vogliono fare gli amministratori della Valcamonica - dice Franchetti -. Durante l’assemblea dei sindaci si è parlato anche di un certo malcontento che arriverebbe da quel territorio. Vediamo e aspettiamo. Noi intanto la battaglia per la nostra sanità continuiamo a farla».
Chiedendo il ripristino dei confini provinciali, ma non solo. «Non siamo così ingenui da pensare che basti tornare al nostro ambito territoriale provinciale perché tutto funzioni - dice Franchetti -. L’attrattività che esercita l’ospedale di Gravedona, ad esempio, continuerà ad esserci anche se quel Comune dovesse essere escluso dalla nostra riorganizzazione. Per far fronte a quel tipo di concorrenza è necessario rinforzare l’offerta pubblica. Per questo - conclude il presidente dell’assemblea - abbiamo chiesto di poter essere parte attiva dello studio commissionato al Politecnico, per fornire tutte le informazioni specifiche relative al territorio. Un territorio di montagna che non può essere trattato come la pianura».
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