Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 24 Novembre 2016
Sanità di montagna, i sindaci chiedono
criteri “specifici”
Presentati agli amministratori i piani strategici di riorganizzazione di ospedali e Areu. Molteni: «Pronti ad andare a Milano per il territorio»
Non solo risorse, ma anche criteri differenti, specifici così come specifico è il territorio, perché quelle risorse possano essere utilizzate per far fronte al vero problema della sanità di montagna in questo momento: la carenza del personale.
A chiedere che la sperimentazione dell’Ats di montagna contempli anche regole, tempi e declinazioni differenti da quelli previsti in ogni altro territorio della Lombardia, sono i sindaci della provincia di Sondrio, della Valcamonica e del Medio Alto Lario, per voce dei membri del consiglio di rappresentanza della conferenza dei sindaci che si è riunito per la prima volta ieri pomeriggio a Sondrio.
E proprio in occasione dell’incontro, le direzioni delle Asst di Sondrio e Medio Alto Lario e della Valcamonica, insieme a quelle dell’Ats e dell’Areu, hanno presentato ufficialmente - «abbiamo scelto di fingere di non aver sentito o letto sui media i contenuti dei Poas» sottolinea Alcide Molteni, presidente della conferenza dei sindaci - i Piani di organizzazione aziendale strategica.
Una seduta fiume, terminata poco prima delle 19, durante la quale i sindaci - insieme a Molteni, Elena Broggi di Ono San Pietro, Gianbettino Polonioli, vice presidente della conferenza dei sindaci e sindaco di Cimberno, Fiorenzo Bongiasca di Gravedona e Uniti ed Elio Moretti, primo cittadino di Teglio - hanno ribadito la volontà di esserci, di essere coprotagonisti delle scelte da fare. «Abbiamo ripreso così un percorso che altrimenti rischierebbe di seguire strade ondivaghe - dice Molteni -. Adesso analizzeremo le proposte cercando di rappresentarle ai territori».
Intanto, pur rimandano la discussione nel merito alle assemblee dei distretti che si riuniranno intorno alla metà di dicembre, i sindaci indicano alcuni elementi critici.
Innanzitutto il fatto che da tutte e tre le relazioni è emersa, forte, la questione del personale. Personale carente, caratterizzato da un eccessivo turn over, difficile da tamponare anche a causa di alcune rigidità legislative. «Ebbene - le parole di Molteni - perché il personale rimanga è necessario modificare i criteri in Regione. Significa introdurre elementi di premialità speciali e la possibilità di utilizzare le risorse economiche in maniera differente che altrove. E una minore rigidità è necessaria anche per quanto riguarda i parametri utilizzati per le case di riposo e i servizi territoriali. Come parte politica - ha aggiunto Molteni - siamo pronti a supportare la parte tecnica andando a Milano a discutere di quella specificità che ha portato a fare dell’Ats di montagna una sperimentazione».
Ma per farlo sarà necessaria anche una maggiore flessibilità nei tempi di applicazione visto che i Poas sono stati presentati in Regione quasi un mese fa, ma che le assemblee distrettuali ne verranno ufficialmente a conoscenza potendone discutere approfonditamente solo a metà dicembre e, ad esempio, il piano di riordino di Areu - si parla dell’eliminazione dei medici a bordo dei mezzi di soccorso -entrerà in vigore il 9 gennaio.
«Da qui - ha voluto sottolineare Polonioli - parte il confronto, certamente tardivo visto che i Poas potevano essere presentati prima, ma ci è parso di cogliere un’interlocuzione interessante. Senza contare che la legge regionale per l’Ats di montagna prevede sperimentazione e flessibilità». «Bisogna valutare se Ats di montagna significa davvero specificità oppure no - ha aggiunto Bongiasca -. Noi ci batteremo perché sia così».
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