
Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 06 Novembre 2018
Radon, Sondrio provincia da “mitigare”
Al Cnr di Roma i bioarchitetti valtellinesi Dell’Oca e Fascendini, tra i massimi esperti in Italia nel campo. Tra le cause delle alte concentrazioni, interi paesi edificati su conoidi di deiezione e l’uso di materiali lapidei locali.
Due valtellinesi al Cnr di Roma chiamati a discutere di gas radon tra i massimi esperti in Italia per misurazione, mitigazione e riduzione di questo pericoloso inquinante radioattivo naturale la cui fonte principale è il terreno su cui poggiano gli edifici. I bioarchitetti Matteo Dell’Oca di Rogolo e Andrea Fascendini di Ardenno, (www.noradon.it è il sito del laboratorio di analisi e progettazione qualificato a cui hanno dato vita) si occupano da vent’anni di gas radon in Italia e in Svizzera e proprio questa competenza li ha portati ad essere invitati venerdì scorso ad intervenire al convegno organizzato a Roma dal consiglio nazionale dei geologi.
«Il nostro percorso di conoscenza e specializzazione sul radon parte nel 1998 con la tesi di laurea dedicata al tema - spiegano – con una prima ipotesi di mappatura della provincia di Sondrio che due anni dopo Arpa ci ha fatto sviluppare in un vero e proprio progetto poi distribuito a tutti i Comuni».
All’epoca furono Dubino e Traona a recepire l’analisi e commissionare misurazioni più specifiche. In anni più recenti, Dell’Oca e Fascendini – che operano in tutto il Nord Italia essendo tra i pochi a livello nazionale a disporre di un laboratorio di analisi e strumentazione e ad avere le competenze per la progettazione di opere di mitigazione e riduzione del radon – hanno operato sulle scuole dell’infanzia di Ardenno e Mantello.
«I risultati sono stati positivi, con l’abbattimento del valore del radon al di sotto delle soglie previste. Oggi – dicono – sono una ventina i Comuni in provincia per i quali stiamo curando misurazioni e analisi sugli edifici pubblici. La media dei valori rilevati in questa fase è intorno ai 150 becquerel per metro cubo, ma ci sono casi di picchi fino a 10 volte superiori, quindi ampiamente al di sopra dei livelli indicati dalla direttiva europea di riferimento».
Il caso della provincia di Sondrio come zona potenzialmente a rischio è stato citato da diversi esperti durante il convegno romano. Le caratteristiche dell’edificato come le costruzioni su terreni spesso inclinati con presenza di locali interrati e paesi storicamente edificati su conoidi di deiezione, l’uso diffuso di materiali lapidei locali, la linea insubrica valtellinese denominata Linea del Tonale che presenta una fratturazione che favorisce la fuoriuscita di gas radon dal terreno oltre a specifiche particolarità geologiche fanno della provincia di Sondrio un’area caratterizzata da alte concentrazioni di gas radon nel terreno e nell’acqua.
Tra i recenti interventi di misurazione e mitigazione condotti dai professionisti di “No Radon” c’è quello del 2015 sulla scuola dell’infanzia di Ardenno: dopo aver rilevato concentrazioni fino a 2.000 Becquerel al metro cubo (550 nel refettorio, 600 nel piano ingresso al vano scale e 2.000 in un vano), le verifiche successive ai lavori di mitigazione hanno constatato il deciso abbattimento di questi valori portati ad un massimo di 121 Bq/mc. Risultati ottimi si sono avuti, tra i casi recenti, anche in un’abitazione privata di Dubino che indicava tra le altre, concentrazioni in soggiorno superiori a 2.100Bq/mc che la mitigazione ha permesso di portare ben al di sotto di ogni soglia di guardia.
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