Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 29 Febbraio 2016
Primi passi per la ricetta elettronica. I medici: «Nulla cambia per i pazienti»
La prescrizione cambia colore: da rosso a bianco e diventa visibile sul pc della farmacia. Tam: «Siamo ben lontani dalla rivoluzione annunciata. Per ora i costi sono ricaduti su di noi».
Prosegue il percorso verso la ricetta elettronica, ma i medici lo dicono chiaro: per i pazienti, al momento, cambia ben poco. Per ora si passa da un foglio rosso a uno bianco. E gli aspetti critici non mancano.
A livello nazionale è il momento del conto alla rovescia per l’addio alla vecchia ricetta rossa del medico di famiglia: dal primo marzo, infatti, si compie un altro passaggio verso l’utilizzo del computer. In futuro per prescrivere un farmaco, un accertamento o una visita, il medico si collegherà a un sistema informatico, lo stesso visibile al farmacista che ci consegnerà pillole o sciroppi. Ma ricetta elettronica non è ancora sinonimo di abolizione della carta. Per ora, infatti, riceveremo dal dottore un altro foglio - bianco - da consegnare al bancone della farmacia, che permetterà di recuperare la prescrizione anche in caso di malfunzionamenti del sistema o assenza di linea internet. Ma quando il sistema andrà a regime anche questo foglietto sparirà, rendendo la procedura interamente “paperless”, cioè senza carta.
Ma ci vorranno ancora mesi e secondo i medici la strada che porta alla ricetta elettronica è ancora in salita. Mentre a livello nazionale si celebra, su più fronti, l’ormai imminente fine della “vecchia” ricetta cartacea consegnata dal medico, a livello locale i rappresentanti dei sindacati della categoria fanno notare che la riforma è ben lontana dal completamento.
Secondo Vincenzo Catinella, presidente provinciale del sindacato Snami e vicepresidente dell’Ordine dei medici di Sondrio, i problemi sono due. «Da un po’ di tempo si sono inventati la ricetta dematerializzata che viaggia su sistemi informatici e il farmacista trova sul computer. Ma noi per ora facciamo la ricetta bianca. Risparmia lo Stato, noi spendiamo di più. Da domani potremo – ma senza l’obbligo - prescrivere anche esami e successivamente visite specialistiche, come si è fatto finora per i farmaci, attraverso la ricetta bianca. Non cambia niente nei rapporti fra medici e pazienti. Le novità riguardano toner e stampanti».
«Fase di transizione»
Secondo Marco Tam, segretario provinciale del Sindacato medici italiani, non c’è alcun cambiamento significativo. «Siamo in una fase di transizione, ci vorrà ancora un anno per ultimarla, per ora semplicemente è solo mutato il colore della ricetta con i farmaci che prima era rossa, ora è bianca. Se si parla di un’operazione che ha portato alla dematerializzazione della ricetta, si dà un’informazione infondata».
Le conseguenze negative non sono mancate per i medici di famiglia. «Siamo stati costretti ad attrezzarci, a nostre spese, per cambiare colore alla ricetta. Per il medico si tratta di una fonte di grossissimi problemi, di perdite di tempo e spese per gestire questo passaggio. Invece di dedicare tempo all’ascolto del cittadino e alle reali problematiche, dobbiamo utilizzarlo per far funzionare questa macchina. Siamo ben lontani dall’avere raggiunto quello step favoloso che si è descritto parlando di ricetta dematerializzata».
Il problema più grave e serio, secondo Catinella, è l’appropriatezza descrittiva. «Da alcuni mesi è diventato legge il cosiddetto decreto Lorenzin. Ci sono una serie di norme che sono fortemente penalizzanti per il rapporto fra medico e paziente. Tutta l’appropriatezza si esprime attraverso una serie di limitazione sugli esami, perché vengono normati da una logica di risparmio. Questo decreto è già vigente e determina dubbi e problematiche. Le stesse Regioni hanno espresso perplessità e lo hanno messo in stand-by. Per il momento, quindi, se il medico non lo applica non è sanzionabile. Il decreto va rivisto con i medici». n
Stefano Barbusca
© RIPRODUZIONE RISERVATA