Prima lo investe con gli sci e poi fugge: «Vi racconto la mia mezz’ora da incubo sulla pista di Chiesa»

Chiesa in Valmalenco

Nonostante il tam tam sulla sicurezza sulle piste da sci e il presidio costante delle forze dell’ordine e degli addetti al soccorso introdotti dagli impiantisti, è un continuo di incidenti sui tracciati delle skiaree provinciali. Gli scontri sono all’ordine del giorno e sempre più spesso non si riesce neppure più a risalire a chi li abbia provocati.

Gli sciatori investiti si tengono il danno senza sapere chi ringraziare e, come accaduto a Carlo Sala, 52 anni, di Milano, con casa a Chiesa in Valmalenco, capita che restino immobili in pista per mezz’ora prima che qualcuno si degni di dar loro una mano. «A dire il vero nel caso mio si sono fermate parecchie persone a chiedermi se avevo bisogno di aiuto, ma ripetevo a tutti che i soccorsi erano stati chiamati e che sarebbero arrivati di lì a poco, solo che il tempo passava e nessuno si faceva vivo - dice Sala, snowboarder e istruttore di arti marziali di professione -. E questo perché colui che mi ha investito mentre scendevo completamente a sinistra con lo snowboard sulla pista nera Nana, sabato, saranno state le 11, si è fermato a scusarsi e a chiedermi come stavo, dopodiché, dopo avermi detto che scendeva a valle a chiedere aiuto, se ne è sceso, sì, ma l’aiuto non l’ha chiesto per niente. E io sono rimasto lì con il sangue che mi colava dal naso per via di una piccola ferita che mi sono fatto cadendo e con la spalla destra di fuori, completamente lussata, un dolore tremendo. Ad un certo punto ho capito che non sarebbe arrivato nessuno a salvarmi ed ho fatto per prendere il cellulare che avevo nella tasca della giacca, senza riuscirci. Fortunatamente, dopo una mezz’ora, sono passati di lì due addetti agli impianti che mi hanno visto a terra e sono venuti ad aiutarmi. Hanno chiamato i poliziotti del soccorso piste che nulla sapevano, perché nessun Sos era stato lanciato. Il mio investitore, in pratica, se l’è svignata, altro che chiamare aiuto...».

A quel punto Carlo Sala è stato raggiunto da un poliziotto «Davide, si chiama - dice -, e da un agente della Guardia di finanza, Paolo, che entrambi gentilissimi e molto professionali, mi hanno preso in carico, posizionato sulla motoslitta e portato alla funivia. Da lì sono sceso a valle e, in ambulanza, in Pronto soccorso a Sondrio. Mi hanno visto subito, mi hanno fatto la radiografia e poi addormentato per fare la manovra di riposizionamento della spalla lussata e mi sono svegliato col tutore che dovrò tenere per almeno quattro settimane. Un grosso danno anche dal punto di vista lavorativo, perché facendo l’istruttore di arti marziali non posso mostrare gli esercizi agli allievi».

Ma quel che fa male, a Carlo, è essere stato preso in giro in quel modo. «Primo, non esiste che uno sciatore, che non saprei riconoscere perché aveva casco e maschera, posso solo dire che era un uomo di mezza età - dice Sala -, scenda in quel modo su una pista nera. Sicuramente aveva una velocità sostenuta e non si capisce perché non mi abbia superato a destra dove aveva tutto lo spazio per farlo. Niente, mi ha travolto centrandomi all’altezza del bacino e sbalzandomi in aria e in avanti per diversi metri. Io sono un uomo alto e robusto ed ho attutito il colpo, ma se ci fosse stato un bambino al mio posto? Lo ammazzava. Io ero arrabbiatissimo. Quando si è fermato per chiedermi scusa l’ho preso a male parole, perché non si può andare così in pista. La verità è che tutti scendono come se fossero i soli a farlo e si disinteressano completamente di chi sta loro attorno. Si vedono scene incredibili sulle piste da sci. Io, ormai, sono sicuro che il mio investitore non lo trovo più e nemmeno l’amico che è sopraggiunto, e dato che nessuno ha visto niente, mi devo tenere il danno e punto, però, che delusione».

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