Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 28 Aprile 2018
Presidio delle dighe in Valtellina
Enel si affida alle coop sociali
Cgil e Cisl puntano il dito contro la decisione della società che ha appaltato il servizio.
Lanciato un mese fa da Cgil e Cisl, l’allarme sulla custodia delle dighe affidate non più a personale specializzato delle aziende elettriche ma a realtà esterne si è concretizzato: l’appalto è stato fatto e dalla metà del mese di maggio ad affiancare i guardiani dipendenti di Enel green power, ci sarà personale di una cooperativa, con la quale Enel intrattiene rapporti già da tempo nella vicina provincia di Brescia.
Ancora una volta a prendere posizione contro «la decisione unilaterale» sono i due segretari rispettivamente della Filctem Cgil e Flaei Cisl, Valter Rossi e Mattia Pinalli.
«Una scelta maturata nell’indifferenza più generale - puntano il dito - nonostante si tratti di un’attività strategica per la tutela e la sicurezza dela gente. Non abbiamo nulla da eccepire sul valore sociale di queste cooperative impegnate nel recupero di uomini e donne la cui vita ha riservato spesso solo sfortune, ma una cosa è occuparsi di attività di supporto come la manutenzione del verde, la pulizia dei sentieri, il rifacimento di muretti, altra cosa è essere il secondo guardiano in dighe complicate, in alta quota, strategiche sul piano nazionale, spesso di difficile accesso dove non ci si limita ad effettuare una semplice sorveglianza visiva, ma ci si deve occupare di controlli mirati, accurati e quotidiani anche sull’integrità del manufatto e sulla sua sicurezza».
Una questione di opportunità: «La professionalità del personale Enel - insistono -, acquisita negli anni, con attività spesso intrecciate all’ esercizio supportate da formazione mirata che porta ad una conoscenza maggiore delle attività con le specificità proprie di questo settore, non si possono improvvisare».
Di fatto la scelta di esternalizzare il servizio, secondo i sindacati, porterà ad una situazione tale per cui il guardiano dell’Enel sarà l’unico a sapere intervenire sulla diga. «Da solo - dicono - dovrà prendere decisioni in situazione di criticità e con l’onere aggiuntivo di una responsabilità soggettiva nei confronti del lavoratore in appalto». Oltre a fare la guardiania, in alcune dighe, ricordano i sindacalisti, il personale è chiamato a svolgere anche attività “esterne”, ma comunque indispensabili, come i controlli delle opere di presa, che di fatto portano ad avere sulla diga anche per ore un solo guardiano. «Chi farà quel tipo di attività - si chiedono Rossi e Pinalli -? Chi resterà sulla diga ? A chi giova nei fatti appaltare un’attività propria della produzione idroelettrica?».
In mancanza di risposte, l’unica certezza è l’impoverimento del lavoro, la sua ulteriore precarizzazione, lo svilimento delle professionalità acquisite. «Ma - eccepiscono Cgil e Cisl - il contratto collettivo applicato non è un fattore marginale nelle attività. Il guardiano, anche il secondo, è sempre guardiano con le responsabilità che ne derivano ed è totalmente dentro il perimetro di applicazione del contratto del settore elettrico». Uno svilimento che va di pari passo con i tagli effettuati nel corso degli anni: complessivamente mille posti di lavoro persi nell’intero comparto dal 1994 ad oggi.
E la politica che continua a tacere.
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