«Pioggia e neve in abbondanza fanno risvegliare i fronti di frana»

Le piogge intense degli ultimi mesi, insieme all’innevamento tardivo e notevole che caratterizza l’alta quota, ha fatto sì che le frane storiche si siano rimesse in movimento.

Con scostamenti non da poco, perché in alcuni casi si è già superata la prima soglia di criticità fissata dagli esperti, come sul Ruinon, in Valfurva, dove si sono registrati scostamenti anche di più di 10 metri in alcune zone. Ancora, la frana della Val D’Agua, in Valmalenco, negli ultimi sette mesi si è mossa di quasi 20 centimetri, così come la frana di Cortenova, in Valsassina, abbia fatto registrare più di 10 centimetri di scostamento.

«Le forti precipitazioni degli ultimi mesi oltre allo scioglimento nivale che era notevole ci fanno registrare delle forti accelerazioni sulle frane monitorate e distribuite su sei provincie lombarde - dice Luca Dei Cas, responsabile del Centro di monitoraggio geologico di Arpa Lombardia che ha sede a Sondrio e conta 11 operatori -. Negli ultimi quattro-otto mesi registriamo movimenti superiori a quelli che solitamente registriamo in un anno intero. La velocità di movimento è elevata, ma salvo rari casi che abbiamo segnalato alla Protezione civile regionale, non siamo sopra le soglie di criticità».

Per quanto riguarda il Ruinon, ad esempio, una della grandi frane più monitorate in assoluto in provincia di Sondrio, insieme ad altre 21 fra cui quella di Gallivaggio, quella del Val Genasca e di Spriana, è già stata superata la prima soglia di criticità per effetto di scostamenti anche di più di 10 metri in alcune zone, come detto, ma non siamo ancora fortunatamente ad un livello di allarme per la popolazione.

«Questa situazione è dovuta all’imperversare del maltempo che muove la falda di versante e la innalza, esattamente il contrario di quanto accade nei periodi di forte siccità - osserva Dei Cas - che abbiamo avuto solo due anni fa. In quel caso, mentre tutto il sistema è entrato in sofferenza a causa della grave crisi idrica, le frane, paradossalmente, in un certo senso ne hanno beneficiato, perché il movimento si è bloccato, congelato Un effetto del cambiamento climatico in controtendenza con tutti gli altri, perché di fatto positivo, anche se sappiamo bene come l’aumento della temperatura da 1,5 a 3 gradi impatti sull’alta quota in termini di scioglimento dei ghiacciai e innalzamento del livello del permafrost. Così come impatta sull’agricoltura e sulle nostre vite, però, le grandi frane, paradossalmente, ne beneficiano. Lo dico per far capire come si debba evitare facili semplificazioni quando si parla di cambiamento climatico. É un fenomeno che va letto nella sua complessità».

A Luca Dei Cas, ospite anche della trasmissione Focus talk show su Unica Tv, abbiamo chiesto come avviene il monitoraggio delle frane sotto controllo in Lombardia, in tutto 45, delle quali 22 in provincia di Sondrio, e le altre situate in quelle di Lecco, Como, Brescia, Bergamo e Pavia. «Su ciascuna frana abbiamo posizionato dei sensori che monitorano i movimenti superficiali e di profondità - dice Dei Cas - e che inviano al nostro Centro di Sondrio un’infinità di dati in tempo reale. Si parla di un migliaio di sensori in attività che restituiscono al nostro Centro più di 26 milioni di dati all’anno, pari a più di un dato al secondo. Quindi una mole impressionante di informazioni che vengono incamerate e lette dagli strumenti che abbiamo in dotazione e che, tramite software dedicati ed algoritmi, vanno ad intercettare e ad isolare le situazioni più critiche. Su quelle i nostri operatori si concentrano ed effettuano tutti gli approfondimenti».

Un centro sempre presidiato, perché anche di notte per 365 giorni l’anno c’è un operatore reperibile pronto ad entrare in azione non appena i software inviano degli alert.

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