Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 19 Dicembre 2016
Pasta “a mani libere”: i prodotti senza glutine dal carcere alla tavola
I detenuti a Sondrio avranno la possibilità di apprendere una professione spendibile all’esterno. Mussio: «Persone che hanno bisogno di un’opportunità».
Un’iniziativa dalla doppia valenza sociale: da un lato, infatti, offre ai detenuti della casa circondariale di Sondrio l’opportunità di apprendere un lavoro e avere, così, delle competenze, una volta tornati uomini liberi; dall’altro metterà a disposizione delle persone celiache e non solo un prodotto di qualità da consumare e gustare sulla propria tavola.
Sono questi i significati della realizzazione, all’interno della casa circondariale di Sondrio, di un laboratorio artigianale per la produzione di pasta, fresca e secca senza glutine: i macchinari sono già stati installati e nelle prossime settimane si procederà a tenere alcuni corsi di formazione per i detenuti (ma anche per alcuni operatori della cooperativa Ippogrifo) e a gennaio, al più tardi a febbraio, si comincerà con la produzione vera e propria di pasta senza glutine con l’obiettivo di commercializzarla e, perché no, farla finire sulla tavola della casa circondariale di Sondrio e magari anche di altri istituti penitenziari in tutta Italia.
L’iniziativa è stata voluta dalla cooperativa Ippogrifo, nell’ambito del progetto “A mani libere” presentato alla fondazione Pro Valtellina, e dalla direzione della casa circondariale di Sondrio con il contributo economico del Bim. della stessa fondazione Pro Valtellina e di Confartigianato Sondrio e l’apporto di Marcello Ferrarini, chef e massimo esperto di cucina senza glutine, di Aic (Associazione italiana celiachia) e de “La Veronese”, azienda che fornirà la materia prima per la produzione della pasta senza glutine.
«Questo progetto - ha evidenziato Paolo Pomi, presidente della cooperativa sociale Ippogrifo - si pone in linea con il cambiamento di questi ultimi anni per la nostra cooperativa, quello di fare impresa sociale: fare con qualcuno e farlo per qualcun altro.È positivo il fatto di partire insieme alla comunità e alle istituzioni e mettere insieme varie competenze. L’iniziativa costituisce un’ulteriore possibilità di formazione e lavoro, un’occasione di riscatto in cui le persone faranno la differenza con la loro creatività»
«Molti dei nostri detenuti - ha aggiunto la direttrice della casa circondariale di Sondrio Stefania Mussio - sono qui anche a causa di enormi carenze culturali e formative, ma vogliamo insegnare e far capire loro che in realtà hanno grandi risorse in ognuno di loro, risorse che devono scoprire. Hanno solo bisogno almeno di un’opportunità e, se ce l’hanno, sono più motivati e contenti. Noi, nel proporre questo laboratorio siamo spinti dalla serietà, dalla competenza e anche dalla passione e per questo ringrazio tutti e spero che continui questa unione virtuosa e questo vivo sostegno nel creare iniziative con le quali c’è un ritorno umano quasi filiale».
Il referente del progetto che interesserà i detenuti della casa circondariale è Alberto Fabani, mosso in prima persona anche perché alcuni componenti della sua famiglia sono celiaci.
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