Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 25 Febbraio 2021
Otzi, alpinista esperto
Ascia, coltellino e arco
i segreti di 5300 anni fa
Incontro al Panathlon La mummia dell’uomo del Neolitico fu trovata a 3000 metri nel 1991 Pesava 45 kg per 1.60
Un “ospite” imprevedibile per la conviviale di febbraio del Panathlon Club di Sondrio: il protagonista della serata è stato infatti “L’Uomo venuto dal ghiaccio”, meglio conosciuto come Ötzi, che giovedì 18 febbraio ha “fatto visita” nelle case dei componenti del sodalizio, riunitisi rigorosamente on line per mantenere la tradizione del consueto incontro mensile.
Relatore della serata, il socio Giorgio Rusconi, grande appassionato della “mummia del Similaun”, della quale, proprio quest’anno, ricorre il trentesimo anniversario del suo ritrovamento.
«Probabilmente vi starete chiedendo cosa c’entra Ötzi, la mummia umana più antica rinvenuta al mondo, con il Panathlon – ha esordito Rusconi – ma il Panathlon è anche cultura e non solo sport» ha ribadito, sottolineando inoltre che Ötzi è pur «da considerare l’antenato dei più moderni escursionisti d’alta quota».
Il suo corpo è infatti stato rinvenuto oltre i 3000 metri dai coniugi Erika e Helmut Simon, per una serie di circostanze definite “fortuite e concatenate” e che rendono ancora più affascinante il mistero sulla mummia ritrovata il 19-9-1991: «Questa è una data palindroma - ha messo in evidenza il relatore – e nell’antichità questo era sinonimo di mistero».
I numerosi studi compiuti dai ricercatori sul corpo ritrovato in val Senales, a soli 92 metri dal confine austriaco, hanno consentito la scoperta di numerose curiosità sulla vita di 5300 anni fa: «Insieme all’ “uomo di ghiaccio”, sono stati rinvenuti numerosi oggetti personali – ha spiegato Rusconi – e quello di maggior valore è senza dubbio l’ascia in rame, metallo puro al 99% avente come collante al manico in legno di tasso, del catrame di betulla, mentre il pezzo dell’abbigliamento meglio conservato è stato il copricapo in pelliccia d’orso». Un incontro molto interessante dal quale sono usciti altri dettagli.
«La mummia del Similaun portava con sé, tra le altre cose, anche un recipiente realizzato con corteccia di betulla, contenente delle foglie di acero riccio, utilizzato per la conservazione delle braci in maniera tale da consentire una più rapida accensione del fuoco - ha aggiunto Rusoni -; un coltellino in frassino con lama in selce; una faretra con 14 frecce e altri effetti».
Gli oggetti ritrovati vicino al corpo mummificato hanno dunque messo in evidenza tutta l’astuzia e l’inventiva dell’uomo del Neolitico, che già conosceva le proprietà curative delle piante: così come a scopo terapeutico – come dimostrano gli oltre 50 segni ritrovati sulla mummia - venivano eseguiti dei tatuaggi primordiali.
Tre le altre curiosità snocciolate dal relatore sulla mummia, l’altezza e il peso (1,60 m per 45 kg); il colore castano degli occhi e dei capelli e le malattie di cui soffriva.
Oggi è possibile visitare il corpo di Özti presso il museo Archeologico dell’Alto Adige, dove la mummia è custodita in una cella che ripropone le stesse condizioni climatiche del ghiacciaio in cui è stato ritrovato (-6 gradi).
Una serata decisamente interessante che ha «consentito di approfondire le origini dell’uomo di montagna» ha commentato il presidente Nicola Tomasi, che ha ricordato il prossimo appuntamento virtuale del club previsto per il 18 di marzo.
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