Omaggio a Papa Francesco, anche un sondriese a servizio in Vaticano

Giovanni Fumagalli, cresciuto a Triangia, è tra i ministranti della basilica di San Pietro. «È stata una persona molto carismatica, che ho avuto modo di incontrare di persona durante le mie esperienze al Preseminario San Pio X. Anche avvicinarsi alla sua salma è molto emozionante»

Sondrio

È incessante il flusso di persone che rendono omaggio alle spoglie mortali di Papa Francesco, tanto che ieri sera la basilica di San Pietro non ha potuto chiudere a mezzanotte, come ipotizzato, ma alle 5.30 di questa mattina, per poi riaprire alle 7. E durante il giorno, affinché pellegrini e fedeli non trascorrano in chiesa solo il breve tempo concesso per sostare davanti al feretro del pontefice defunto, ogni ora vengono celebrate delle messe all’altare della cattedra di San Pietro. È lì che, almeno due volte al giorno, è sempre presente un sondriese, impegnato nel servizio liturgico.

Nonostante abbia compiuto vent’anni lo scorso gennaio, Giovanni Fumagalli, cresciuto a Triangia, figlio del macellaio che fino a pochi mesi fa ha avuto bottega in piazzale Toccalli, ormai è romano d’adozione e da poco più di due mesi è tra i giovani ministranti che prestano il loro servizio nella basilica vaticana. Una passione che ha passione lontane, nata come chierichetto dell’indimenticato parroco don Narciso Mandelli, morto a 88 anni nel marzo di sei anni fa.

Dopo alcune esperienze estive tra i cosiddetti “chierichetti del Papa” - cioè i ragazzi che vivevano al Preseminario San Pio X, realtà creata nel 1956 dal venerabile don Giovanni Folci su impulso di Papa Pio XII -, Giovanni ha scelto di trasferirsi nella capitale. Anche se nel frattempo, a giugno 2022, il Preseminario ha cessato le sue attività, il ragazzo il settembre successivo ha cominciato a frequentare a Roma il quarto anno di liceo classico, terminato il quale lo scorso settembre si è iscritto alla facoltà di Filosofia dell’Università La Sapienza.

Grazie a un gruppo di ministranti creato dal canonico vaticano monsignor Crocifisso Tanzarella e dal segretario della Fabbrica di San Pietro, monsignor Orazio Pepe, nei mesi scorsi Giovanni ha potuto tornare in basilica. «E appena è morto il Papa - racconta - ci hanno invitati a dare la nostra disponibilità per aiutare alle celebrazioni. Io ero rientrato a Sondrio da poco, il venerdì santo, ma lunedì mattina ho cercato di acquistare subito un biglietto del treno e martedì sono tornato a Roma, dove ogni giorno mi viene chiesto di aiutare a due messe». Mercoledì quelle servite sono state quelle delle 13 e delle 18, oggi sono previste quelle delle 16 e delle 18.

Accedendo alla basilica, Giovanni ha naturalmente avuto la possibilità di rendere omaggio alle spoglie di Papa Francesco. «Ho visto tanta confusione, le lunghe code e ho sentito gente che ha atteso anche più di cinque ore per arrivare davanti alla bara - racconta -. Poi c’è chi arriva per pregare e vuole fare anche solo una foto per dire di esserci stato».

Giovanni, invece, si accosta a Papa Francesco con senso di gratitudine. «È stata una persona molto carismatica, che ho avuto modo di incontrare di persona durante le mie esperienze al Preseminario San Pio X - afferma - e anche avvicinarsi alla sua salma è molto emozionante. Poi lui ha avuto un’attenzione tutta particolare per i carcerati, come l’aveva don Narciso, che fu cappellano del carcere di Sondrio e al quale io ho voluto molto bene».

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