Olimpiadi, Comunità montane
contro i sindaci dell’Alta Valle
«I Giochi non sono merce di scambio»

Lettera dei presidenti (ad eccezione di Bormio) dopo la scelta dei sei sindaci boicottare l’incontro in Regione a causa della vicenda Morelli

«Non è corretto utilizzare il tema Olimpiadi quale merce di scambio. Le Olimpiadi non sono dell’Alta Valle, appartengono a tutta la provincia, che è orgogliosa di ospitare un evento di caratura mondiale che dà lustro all’intera nazione: non può essere un singolo territorio a metterle in discussione».

Parte così il documento firmato dai presidenti delle quattro Comunità montane di Tirano, Sondrio, Morbegno e Chiavenna (esclusa Bormio) che torna a buttare benzina sul fuoco in ordine ai rapporti fra Alta Valle e Regione sul futuro dell’ospedale Morelli di Sondalo. Nei giorni scorsi i sei sindaci dell’Alta Valle (i Comuni di Sondalo, Valdisotto, Bormio, Valfurva, Valdidentro e Livigno), non hanno partecipato alla riunione convocata al Pirellone per discutere delle opere per le Olimpiadi 2026 in Alta Valle come segno di protesta per la gestione Morelli e, da lì, si è scatenato un putiferio di polemiche. Ora Gian Antonio Pini, presidente della Cm di Tirano, Tiziano Maffezzini presidente della Cm di Sondrio, Emanuele Nonini presidente Cm di Morbegno e Davide Trussoni presidente della Cm di Valchiavenna, esprimono forte preoccupazione e contrarietà.

La lettera

Le Olimpiadi, scrivono, «rappresentano un evento unico ed irripetibile, capace di promuovere tutto il territorio, non solo quello in cui le gare si svolgono, come sempre ci siamo detti e proprio per questo stiamo lavorando insieme - scrivono nella nota diramata ieri -. Sarà l’intero contesto territoriale che le accoglierà a renderle importanti: l’ambiente, il paesaggio, l’agroalimentare, l’artigianato, la storia, la cultura. Sul piatto ci sono poi opere importantissime per tutta la Valle per risolvere criticità in tema viabilistico ed infrastrutturale che riguardano tutti noi. Mettere a repentaglio quell’evento o screditare tutta la provincia non è un atteggiamento sopportabile da chi, insieme all’Alta Valle, sta cercando di costruire una opportunità di crescita senza precedenti. Un modo di operare che non fa bene a nessuno».

I presidenti citano l’impegno e i lavori di tutti dalla Regione alla Provincia, dai Comuni agli enti ed associazioni fini alla rappresentanza tutta del territorio. L’auspicio è che «si abbassino i toni e si torni al dialogo tra le istituzioni, l’unico modo per risolvere le questioni aperte, così da rasserenare il clima e rispondere alle grandi attese dell’intero territorio provinciale».

La risposta

Ma i sindaci dell’Alta Valle tengono il punto. Ilaria Peraldini, primo cittadino di Sondalo, è schietta: «Non stiamo chiedendo chissà quale sacrificio a Regione Lombardia, ma solamente che metta nero su bianco quanto convenuto in occasione dell’ultimo incontro -afferma -. Siamo rimasti con un pugno di mosche in mano e abbiamo la necessità di avere risposte in ordine alla sanità. Dico questo anche alla luce della presa di posizione di tanti cittadini che mi stanno scrivendo su Facebook, perché il tema sanità ha un’importanza prioritaria. Siamo stanchi di aspettare e che ad un tema di così fondamentale importanza sia riservato un trattamento simile».

Il sindaco di Livigno, Damiano Bormolini, rincara: «Qui non c’entrano le Olimpiadi, ma i rapporti con Regione. L’incontro a Milano sarebbe potuto essere su un qualsiasi altro tema, ma il problema era lo stesso. Ci si aspetta dalla Regione un atto formale che chiediamo da più di un mese per il ripristino al Morelli delle tre alte specialità per sei mesi in attesa di prevedere un piano di gestione rivisto per il futuro».

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