Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 02 Maggio 2018
«Non solo stranieri», la Racchetti si presenta oltre tutti i pregiudizi
Il comitato genitori Sondrio orobico racconta attività, progetti e idee dell’istituto comprensivo. «Non c’è alcun problema di apprendimento scolastico».
«Non solo scuola degli stranieri». La primaria Racchetti di via Vanoni, al centro di attenzioni e polemiche per l’elevata percentuale di bambini di origine non italiana (complessivamente il 41,5% nell’istituto comprensivo Retici di cui fa parte e il 50,3% alla Racchetti, dei quali però più del 77% nato in Italia), prova a farsi conoscere anche attraverso attività, progetti e premi vinti.
È il comitato dei genitori Sondrio orobico, presieduto da Michele Bernardi, con una bambina in prima ma anche consigliere comunale di maggioranza - «ma qui si tratta di un comitato apartitico» tiene a precisare - ad uscire dal chiuso delle aule e dal perimetro scolastico per parlare di quello che quotidianamente fanno i bambini in via Vanoni.
«Spesso - dicono dal comitato - si collega l’identità dell’Istituto esclusivamente all’alta percentuale di alunni “stranieri” (tra virgolette perché molti sono nati in Italia) e si dimenticano i numerosi, prestigiosi riconoscimenti ottenuti. Tra i più recenti, ad esempio, la “Global Junior Challenge” promossa da Roma Capitale in cui gli alunni della scuola Racchetti sono arrivati primi perché con “dalla coltivazione al coding”, la scuola ha promosso inclusione sociale psicologica e culturale; il primo posto ed il settimo alle “olimpiadi di matematica” regionali ottenuti da due studenti della media Sassi; il premio di scrittura creativa “Soroptimist” che ha incoronato 5 giovanissimi alunni dell’Istituto; i numerosi premi sportivi; l’aggiudicazione del bando “Progetto PON” con 50mila euro di fondi europei per percorsi extrascolastici d’integrazione ed inclusione; i progetti con Cremit ed Università Cattolica che vede la scuola all’avanguardia nell’innovazione tecnologica e nell’insegnamento del coding, unica scuola in provincia con un aula attrezzata Samsung e sperimentazione della metodologia EAS. Senza dimenticare l’English camp di quest’estate». Risultati e idee, dunque, che dimostrano la qualità dell’offerta formativa dell’Istituto comprensivo.
Una scuola non solo degli stranieri, ma che con gli stranieri, o meglio i bambini di origine non italiana, deve fare i conti. Lo sanno bene quelli del Comitato «tanto che - ammettono - l’80% delle nostre discussioni si incentra su quello». Sull’immagine trasmessa all’esterno, ma anche, visti i numeri, su qualche inevitabile problema di integrazione. «Quarantaquattro iscritti in meno non sono pochi e dimostrano che qualcosa che non funziona c’è - dice Bernardi in riferimento alle iscrizioni per il nuovo anno scolastico -.Siamo consci che la percentuale di “stranieri” sia molto elevata: questo probabilmente rappresenterà un problema di tipo sociale per il futuro dei bambini e della città intera perché crea una forma di ghettizzazione, ma, in realtà, è un falso problema dal punto di vista dell’apprendimento scolastico. L’esempio sono le prime classi di quest’anno che hanno una percentuale di alunni “stranieri” di circa il 75%, ma non presentano problemi particolari nell’apprendimento anzi sono classi reattive e vivaci sul piano didattico. E parlo per esperienza diretta».
Soluzioni nessuno ne ha, neanche il Comitato convinto però che una conoscenza più corretta della realtà scolastica possa aiutare a superare quelli che spesso sono pregiudizi. E poi c’è il dialogo, il confronto con tutte le istituzioni per valutare la situazione «tutti insieme».
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