Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 11 Febbraio 2021
«Noi vigili del fuoco
senza sicurezza
E poche risposte»
Lista di lamentele del coordinatore sindacale «Lunedì al distaccamento di Tirano c’era un solo autista In caso di uscita saremmo stati assiepati su un mezzo»
Stavolta Marco Paganoni, coordinatore provinciale dell’Unione sindacale di base dei vigili del fuoco, non si è limitato a una interlocuzione interna, con il proprio Comando, ma ha voluto uscire allo scoperto indirizzando la nota destinata ai vertici, anche agli organi di stampa.
«È da tempo che battiamo il tasto sulla sicurezza negli ambienti di lavoro, legata al Covid, ma non solo, e restiamo inascoltati - assicura -. Risposte ne arrivano poche e quando arrivano rimbalzano i problemi sui livelli superiori, regionale e nazionale. Non è ammissibile».
L’effetto Covid
Il Covid, va detto, in tutto questo ha tanta parte, perché l’insorgere di alcuni casi in caserma a Sondrio, di cui abbiamo fatto cenno su queste stesse colonne, la scorsa settimana, pur se asintomatici, ha destato una certa preoccupazione aggravando l’insofferenza latente.
«Già il 24 gennaio scorso - dice Paganoni -, come Usb segnalavo che nel nostro kit Covid sugli automezzi di soccorso erano in dotazione mascherine Ffp2 con valvola che, credo, sappiano anche i bambini che non vanno bene, perché proteggono noi, ma non i nostri colleghi e le persone che andiamo a soccorrere. In pratica sulle “partenze”, così si chiamano in gergo, invece di avere le mascherine più consone, senza valvole, che, pure, in un certo numero c’erano in magazzino, avevamo le altre. Cambiamole».
La goccia che ha rifatto traboccare il vaso, poi, quanto accaduto lunedì scorso al distaccamento di Tirano.
«In quella circostanza non c’era il secondo autista - dice Paganoni -, per cui, in caso di urgenza, che va detto non si è presentata, non si sarebbe potuti uscire con due mezzi, ma con uno solo, per cui il discorso della nostra sicurezza anti Covid va a ramengo, in quanto su un unico mezzo la distanza di un metro fra gli operatori non può essere rispettata. Distanza che, invece, è prevista a nostra tutela. Dopodiché, è ovvio che in caso di bisogno si esce, comunque, a tambur battente, pur assiepati su un mezzo. Non ci possiamo né vogliamo tirare indietro, però perché non metterci in condizioni di operare in modo sicuro, anche per noi stessi?»
«Ne va anche del servizio che rendiamo alla popolazione - aggiunge -. E non ci vorrebbe molto, perché lavorando sulla programmazione il secondo autista si potrebbe anche trovare. Il fatto è che il problema, pur se segnalato, rimane tale».
Questioni da risolvere
«Nessuna risposta. E aggiungo, nonostante in era Covid sia prevista l’introduzione della “ridotta”, cioè di un mezzo composto da tre unità dedicato esclusivamente a interventi meno complessi, questa non compare mai sui nostri fogli, detti “listoni”, di servizio. Non è prassi inserirla. Poi c’è chi ci pensa e la costituisce e chi no. Non va bene. Deve essere prevista di prassi, così che tutti ne siano consapevoli».
Al di la dell’aspetto Covid, per quanto preponderante esso sia, Paganoni ritiene che, sulla sicurezza si potrebbe fare di più e affrontare anche piccole, ma significative questioni irrisolte.
«A Sondrio da cinque anni non vengono acquistati scarponcini da montagna - dice -, per cui i nuovi arrivati si arrangiano con le ingombranti calzature antincendio. Del tutto inadatte a sopralluoghi in bosco. Non dico dell’uso della motoslitta di cui siamo dotati. A parte che non ci sono i relativi caschi, non c’è mai tempo per la formazione all’uso. Per cui, al bisogno si fa come si può».
L’elenco delle mancanze è lungo, ma, dal Comando fanno sapere che la sede opportuna per affrontarle non sono i media, ma i tavoli sindacali interni.
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