Neve da record, lo dicono i numeri

Che quello in corso sia un anno particolarmente buono dal punto di vista della riserva idrica è quasi scontato dirlo, visti i giorni di pioggia dalla coda dell’inverno a oggi. Ora, però, è arrivata una conferma importante: il periodo attuale è da record, con tanto di «risultati migliori degli ultimi dieci anni».

A certificarlo è l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, che ha da poco concluso – insieme a Enel Green Power – la campagna di misura del cosiddetto “Swe” (ovvero “Snow water equivalent”, la riserva idrica del manto nevoso) sui ghiacciai lombardi. Il tutto con risultati più che incoraggianti. Lo studio di Arpa Lombardia, infatti, ha riscontrato «valori compresi tra 40 e 20 metri di neve cumulata sui bacini glaciali lombardi, equivalenti a 4201 e 1975 kg/m² di riserva idrica del manto nevoso». Insomma, una nota positiva dopo periodi - anche in tempi recenti - di grande siccità.

«Se si considerano gli ultimi dieci anni – spiegano gli esperti –, si può confermare che l’ultima stagione è stata caratterizzata da un innevamento nella media durante l’inverno e nettamente superiore nei mesi primaverili su tutte le montagne lombarde. Se poi si confrontano in particolare i dati raccolti dalla campagna sui principali apparati glaciali, condotta dal Centro Nivometeorologico di Arpa Lombardia a partire dal 2016, si può osservare come lo “Swe” della stagione 2023-2024 risulti notevolmente superiore alla media: ciò rende la stagione appena trascorsa una delle migliori dell’ultimo decennio». La stima del contenuto idrico della neve «consente di valutare la quantità totale di equivalente in acqua immagazzinata nella neve e la sua distribuzione spaziale».

Il calcolo si basa «sulla valutazione dell’estensione della copertura nevosa e sulla misurazione dell’altezza e della densità del manto nevoso», spiegano sempre dall’Arpa. «Questo parametro ha grande importanza nel bilancio idrologico, in quanto rappresenta una riserva idrica che ha capacità di rilascio graduale ed è al tempo stesso un fattore da monitorare nella catena di controllo e di allertamento idrogeologico».

I campionamenti «sono stati svolti alle quote comprese tra i 2.877 metri sulla Vedretta di Savoretta e i 3.645 del Ghiacciaio di Fellaria Orientale», a completamento e integrazione dei dati continuamente raccolti «attraverso la rete capillare di stazioni nivometeorologiche automatiche presenti sul territorio montano lombardo a quote inferiori». Oltre ai giganti bianchi appena menzionati, sono stati eseguiti carotaggi – 55 in tutto – anche sui ghiacciai del Vioz e Dosegù (sottogruppo Cevedale-San Matteo), dei Vitelli (Ortles-Cristallo), dell’Adamello e del Pisgana, dello Scalino (gruppo del Bernina) e di Alpe Sud (Sobretta-Gavia).

I valori massimi di innevamento sono stati misurati nella zona del Bernina, «con 40 metri di neve cumulata: tali spessori risultano essere i massimi misurati nell’ultimo decennio», ben lontani dai dieci metri del 2016, anno peggiore su questo fronte, e i 17 del 2023. Invece, «il settore lombardo con meno innevamento cumulato è l’Alta Valtellina, ove sui ghiacciai di Dosegù e Vioz sono stati misurati 20 metri di neve cumulata», essenzialmente per via della «conformazione geografica delle vallate rispetto ai flussi perturbati», terminano gli esperti.

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