Neve in quota, riserve idriche da record

Rispetto alla media storica 2006-2020, attualmente siamo a +70,4% di acqua per il bacino dell’Adda: mai così bene la disponibilità immagazzinata sotto forma di manto nevoso. Ottimi anche i valori relativi agli invasi

Un +70,4% da primato. In tempi recenti, non è mai stata così felice la realtà della riserva idrica per quanto concerne il bacino dell’Adda: abituati, com’eravamo, a stagioni calde a dir poco siccitose, quest’anno ci sembra di sognare. E invece no, come certificano al meglio i dati dell’ultimo bollettino Riserve idriche di Arpa Lombardia, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, che settimanalmente monitora la quantità (e la qualità) delle acque, territorio per territorio.

Emergono dati più che incoraggianti per la provincia di Sondrio – e non solo – nel report pubblicato online venerdì sera. Pur nella naturale diminuzione di disponibilità che rappresenta storicamente una costante in questo periodo dell’anno caratterizzato da temperature crescenti - nel complesso in regione la riserva idrica si attesta ancora a quota 2.576 milioni di metri cubi di acqua. Se si pensa che la media del periodo di riferimento, ovvero il quindicennio compreso tra il 2006 e il 2020, è pari a circa 1.775 milioni, si capisce come questa sia in assoluto una stagione da record: l’incremento complessivo che emerge dal confronto è, infatti, del +45,1%.

Ancor meglio, come si diceva, sono i dati specifici relativi al bacino dell’Adda: a colpo d’occhio, ne è una conferma la vegetazione decisamente rigogliosa che domina la provincia di Sondrio. Questo, peraltro, dopo due anni in cui gli effetti della siccità si sono rivelati pesantissimi, con tanto di prati riarsi dal sole e boschi dall’aspetto più autunnale che non estivo. Venendo alle cifre, il totale locale complessivo di riserva idrica per il territorio della provincia di Sondrio e dell’Alto Lario è di 716,3 milioni di metri cubi di acqua, come si legge nel bollettino. Si tratta, in altre parole, del 70,4% in più rispetto alla media storica, pari a 420,3 milioni. In particolare, va subito evidenziato il dato relativo al manto nevoso, conservatosi in quota in maniera più che buona addirittura fino alla metà di luglio. Tant’è che, nell’ultima elaborazione dell’Arpa, il valore relativo al cosiddetto “Swe” (ossia “Snow water equivalent”, la stima di acqua disponibile come neve) è pari a 196,7 milioni di metri cubi.

Grazie a questo valore, che si conferma ben al di sopra del massimo registrato dall’Agenzia regionale nel periodo di riferimento, la situazione del 2024 si colloca di diritto in cima a tutte le classifiche dell’ultimo ventennio. Basti pensare che, tradizionalmente, a questo punto dell’anno la disponibilità di neve era già stata completamente prosciugata: non a caso, le uniche cifre a disposizione (diverse da zero, s’intende) per lo “Swe” sono relative soltanto ai massimi storici dal 2006 al 2020. I quali, comunque, sono l’esatta metà del dato attuale.

Molto buone si confermano anche le cifre relative all’acqua invasata nelle grandi dighe del territorio e nel lago di Como. Per quanto riguarda il primo caso, si ha il dato maggiore: al 14 luglio l’acqua disponibile era pari a 304,6 milioni di metri cubi, con un +16,9% rispetto alla media 2006-2020 (che è pari a 260 milioni circa) e un +149,4% rispetto ai 122 milioni di minimo del periodo. Sono invece esattamente 215 i milioni di metri cubi di acqua invasati - stando ai dati aggiornati alla scorsa settimana - nel Lario. La disponibilità attuale presenta oltre un terzo in più (+34,7%) della media storica. Ma soprattutto un +232.7% rispetto al valore inferiore del quindicennio in questione, che è di 64,6 milioni. Due anni fa come oggi la situazione era talmente disperata che per il contributo del bacino dell’Adda nel lago di Como era pari a zero. Confrontato con la realtà attuale, tutto ciò appare - fortunatamente - solo come un lontano ricordo. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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