Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 29 Maggio 2019
«Nessuno mai come la Lega in Valle»
Europee, la lista di Salvini ha ottenuto il 53,39% dei voti, seconda provincia più verde dopo Treviso che fa il 53,64. L’assessore Sertori: «Risultato storico merito del Capitano, ma anche del lavoro dei rappresentanti del territorio».
Nessuno mai come la Lega di Matteo Salvini. Un plebiscito quello che gli elettori della provincia di Sondrio hanno regalato al partito che esce dalle elezioni europee di domenica con un risultato che l’uomo simbolo sul territorio, l’assessore regionale alla Montagna Massimo Sertori, non stenta a definire storico. La Lega conquista un 53,39% che solo per uno zero virgola 25 non regala il primato di provincia più verde (o azzurra visti i cambiamenti) d’Italia a Valtellina e Valchiavenna surclassata dai veneti di Treviso che nelle urne hanno depositato un 53,64% a favore del partito di Salvini.
Trascurabili dettagli in una giornata in cui la soddisfazione incontenibile trapela da ogni espressione, parola, commento. «Portiamo a casa un risultato pieno, merito della politica di Salvini - dice Sertori che cinque anni fa era in corsa per il parlamento europeo -. Una politica fatta di idee, coerenza, concretezza e coraggio. Un coraggio misto a determinazione come dimostrano le scelte fatte. A partire da quella di cinque anni fa quando candidò sui territori i suoi uomini più forti per riuscire a superare lo sbarramento del 4%. Era un momento difficile, ma con la sua caparbietà vinse la scommessa».
Sono i numeri a confermarlo. Nel 2014 tra Valtellina e Valchiavenna la Lega ottenne il 33,88% che sembrava già un enorme successo, ma che diventa quasi un pallido ricordo rispetto al 53% odierno, esempio pratico di quel lavoro portato avanti sul territorio giorno dopo giorno. «La provincia di Sondrio ha sempre dato grosse soddisfazioni alla Lega - insiste Sertori -, ma questa volta si tratta di un risultato storico. Credo che nessun partito abbia mai ottenuto una percentuale plebiscitaria come questa. E credo che, oltre al merito della politica di Salvini, in questo caso si debba dare atto del lavoro fatto dai rappresentanti del partito sul territorio». A partire dallo stesso Sertori che come assessore regionale è sempre stato molto presente in Valle, anche negli ultimi giorni di campagna elettorale.
Una presenza la sua tra la gente che gli ha consentito di avere un osservatorio privilegiato sugli umori degli elettori, di captare le intenzioni di voto. «Devo dire che il fatto che la Lega potesse andare sopra il 30% lo respiravo da tempo - ammette -, ma qualche difficoltà soprattutto nelle ultime due settimane c’è stata. Siamo stati messi sotto attacco da tutte le parti. Mi mancava il polso del resto d’Italia, ma qui, in provincia e più in generale in Lombardia, ho sempre sentito la vicinanza della gente, non ho mai avvertito una flessione. Piuttosto l’apprezzamento per la politica di governo della Lega fatta di concretezza e di sì e che per questo si distingueva da quella del Movimento 5 stelle».
Sertori non ha dubbi sulle ragioni di tanto consenso: «Salvini non bada ai giochetti di potere, a lui interessano i risultati e va avanti per la sua strada per ottenere ciò che serve a migliorare la vita dei cittadini. Anche chi amministra a livello locale dovrebbe prendere spunto da questo atteggiamento fatto di pragmatismo, di cose chiare».
Secondo partito in provincia, così come nel resto d’Italia il Pd che dimenticati i fasti del 31,84% del 2014, ma si getta alle spalle anche la grande crisi dello scorso anno, e alle europee raggiunge il 15,31% con il picco di voti nel capoluogo (25,15%) e risultati sopra il 20% anche a Caiolo (24,31), Morbegno (23,22) e Albosaggia (20,66).
«Nonostante tutto un risultato in linea con il trend nazionale - commenta Giovanni Curti, segretario provinciale dem - che mostra una prima ripresa rispetto alla debacle del 2018. Un segnale importante ed incoraggiante, anche se il lavoro da fare è ancora lungo. Detto questo, è preoccupante il plebiscito non soltanto per la Lega, ma anche per Fratelli d’Italia. Con questi dati i partiti al governo hanno l’obbligo di fare politica e risollevare le sorti dell’Italia. Non hanno più alibi per non operare o colpe da attribuire ad altri, ora devono assumersi le loro responsabilità fino in fondo. Senza dimenticare - conclude Curti - che con questo risultato in Europa siamo ormai solo una minoranza».
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