Nei panifici sparite le code
«La gente non esce più»

I fornai: «Troppa paura per il coronavirus e pochi soldi Vengono solo due volte a settimana e prendono una pagnotta anziché due»

Paura, incertezza e difficoltà economiche, una o tutte le ragioni insieme, fatto sta che in questi giorni di ansia e difficoltà, di contagi in costante crescita, i sondriesi rinunciano sempre più spesso a comprare anche il pane.

La seconda ondata della pandemia da covid con i provvedimenti, le restrizioni e l’aria di cupo pessimismo che si è portata con sé, sta bloccando, e non poco, i consumi delle persone. E non solo dei cosiddetti beni voluttuari già in crisi da tempo, ma anche di quelli di prima necessità come il pane, appunto.

Se ne sono accorti i fornai in città che da giorni, ormai, assistono ad un calo progressivo degli acquisti. «È come se le persone si fossero messe in auto isolamento - dicono dal panificio Rigamonti di via Caimi -. Anche chi prima veniva tutti i giorni, ora viene una o due volte alla settimana. E qualcuno ha proprio rinunciato».

C’è chi compra meno pane e chi ne fa scorta per evitare di doversi recare tutti i giorni alla bottega.

Ma più che la paura del contagio, secondo Luigi Cao, presidente dell’associazione panificatori e pasticcieri dell’Unione commercio di Sondrio, a pesare sono l’incertezza del futuro e, soprattutto, le difficoltà economiche causate dalla pandemia.

«C’è indubbiamente meno gente nelle panetterie - dice, lui che oltre a rappresentare i colleghi ha l’esperienza diretta di due panifici e anche di un piccolo market -, ma in generale nei negozi. L’aria di crisi e preoccupazione è palpabile tutte le mattine. Assistiamo a un calo generalizzato dei consumi: la gente rinuncia a quello che può. Se prima compravano due pagnotte di segale, adesso magari ne prendono una sola. C’è molta attenzione alla spesa».

La pandemia, l’incertezza, il lavoro che c’è e non c’è hanno fatto emergere il lato più parsimonioso delle persone. Forzatamente parsimonioso. «Verso l’ultima settimana del mese la gente ha meno soldi in tasca e non spende - prosegue Cao -. È un dato evidente di cui tutti noi ci rendiamo conto. Nei negozi di panetteria che offrono anche la pasticceria, sia fresca che quella secca, la rinuncia al “superfluo”, se così possiamo definirlo, è ancora più evidente. Se infatti l’acquisto del pane è calato, la pasticceria è quasi ferma».

Nei negozi di alimentari la gente compra ancora, ma di giorno in giorno, senza fare scorte e con un occhio di attenzione soprattutto alle offerte. «C’è molta differenza dal primo lockdown della primavera - dice Cao dall’esperienza del suo market -: i clienti comprano il necessario, ma non fanno incetta di beni. Acquistano le cose indispensabili e sono molto attenti agli sconti. Aspettano infatti che vengano proposte le offerte per comprare questo o quell’articolo».

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